«Cellino in prigione per fare clamore». Parla l’avvocato del presidente del Cagliari

Di Emmanuele Michela
15 Febbraio 2013
«Non c'era possibilità di reiterazione del reato. Perché portarlo in carcere? È tornato apposta dagli Usa per seguire gli sviluppi».

Massimo Cellino si difende, e continua a rigettare ogni accusa. La prima notte in carcere non l’ha infiacchito troppo: i compagni di raggio lo hanno accolto in maniera affettuosa, preparandogli una pizza. La notizia del suo arresto, ieri, è stato l’ultimo tassello di un mosaico sempre più confuso, quello relativo allo stadio di Is Arenas: tentato peculato e falso ideologico sono i reati a lui contestati dal Gip Giampaolo Casula, che insieme a lui ha condotto in carcere anche il sindaco di Quartu Sant’Elena Mauro Contini e Stefano Lilliuper, assessore dei lavori pubblici del comune sardo. All’interno dell’ordinanza compaiono diverse pagine di intercettazioni, su cui si costruisce l’accusa nei confronti del presidente del Cagliari di aver fatto costruire il nuovo stadio rossoblu senza rispettare alcun vincolo ambientale e scavalcando altri progetti di opere pubbliche.

PROBLEMI DEL COMUNE. «Ma Cellino e il Cagliari in tutto questo non c’entrano», dice a tempi.it Benedetto Ballero, avvocato difensore del patron rossoblu. «Si contesta un tentativo di peculato, relativo ai lavori esterni che il Comune di Quartu doveva fare per creare le condizioni specifiche per costruire l’impianto. Se però tutto ciò sia stato fatto con fondi specifici per le strade o abbiano sfruttato un altro appalto in corso più ampio, comunque il Cagliari non c’entra. Cellino su questo è combattivo, e continua a ricordare di aver fatto diversi lavori che invece spettavano al Comune, ma semplicemente per affrettare i tempi. Perché, d’altra parte, queste erano le esigenze del Comune: addirittura volevano fargli firmare una fidejussione per non andare a giocare da altre parti, ma rimanere a Quartu».

«FARE CLAMORE». A stupire è stata la decisione della Procura di procedere all’arresto preventivo del presidente del Cagliari: «Si è agito così solo per fare grande clamore», continua l’avvocato. «I funzionari comunali tirati in ballo ora sono stati tutti sostituiti, quindi non ci sono possibilità di reiterazione del reato. E quando sono esplosi i primi problemi con lo stadio, Cellino si trovava negli Stati Uniti, e da lì ha deciso di tornare per seguire da vicino gli sviluppi. Insomma, non c’era alcuna ragione cautelare che potesse determinare questa misura restrittiva».

LE INTERCETTAZIONI. Oggi appaiono su tutti i giornali numerose intercettazioni. Cellino parla dello stadio, fa pressione sui funzionari comunali, spiega perché vuole tempistiche di costruzione rapide. Frasi in cui spiega come si sarebbe mosso per accelerare l’edificazione di Is Arenas, e dalle quali il Gip è arrivato a definire Cellino una persona dalle «spiccate capacità delinquenziali». Ma difende ancora l’avvocato: «È un frasario abituale di provvedimenti simili. Ma risulta infondato, basato su elementi apparsi nelle intercettazioni dove emergeva che Cellino urlava, premeva e sgridava chi ritardava nell’esecuzione dei lavori… Sono spacconate, un linguaggio forte per prospettare abilità proprie».

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