
Caso Gangemi. «Dai giudici un atto grave. Anche l’Europa ci ha appena condannato per il carcere ai giornalisti»
È ancora in carcere a Reggio Calabria per diffamazione Francesco Gangemi, giornalista 79enne con seri problemi di salute. Per lui si è mobilitato il Movimento liberi giornalisti (una corrente del sindacato e della professione) attraverso Pierfrancesco Gallizzi, consigliere Fnsi, e Paolo Pirovano, segretario dell’Ordine dei giornalisti che a tempi.it dice: «Abbiamo lanciato un appello al presidente Giorgio Napolitano»
Pirovano, cosa ha chiesto il Movimento liberi giornalisti a Napolitano?
Bisogna ridare subito la libertà al giornalista Francesco Gangemi e fare in modo che tutti i mezzi di informazione evidenzino la gravità di quanto sta accadendo in queste ore. Un paese civile e democratico non può accettare situazioni di questo genere. Per questo ci siamo appellati al presidente della Repubblica Napolitano, perché cancelli immediatamente la vergogna di un atto che l’Italia e la storia italiana non meritano. Chiediamo a Napolitano che, come nel caso Sallusti, intervenga perché non è giusto che un giornalista paghi col carcere per un reato di opinione. È una questione di civiltà, non mandare in carcere un uomo di 79 anni che ci risulta, per di più, essere invalido al 100 per cento, quando poi a piede libero ci sono delinquenti a far danni.
Avete ottenuto risposte?
No, per il momento non abbiamo avuto risposte ufficiali, ma l’importante è che risponda con i fatti a quella che per noi è una distorsione.
Perché la definite una distorsione?
All’ultima riunione del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il 24 settembre, il presidente Enzo Iacopino ha messo sul piatto il tema del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, che va subito riformato. Quello stesso giorno – dunque non un anno fa ma pochissime settimane fa – la Corte europea dei diritti dell’uomo Strasburgo ha condannato l’Italia per il carcere ai giornalisti (nella sentenza a favore di Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ndr): secondo Strasburgo, la condanna al carcere per un giornalista vìola l’articolo 10 della Convenzione dei diritti dell’uomo, e rappresenta un’ingerenza nella libertà d’espressione. E solo dopo due settimane in Italia i giudici, per tutta risposta, mettono in carcere un anziano giornalista? Ecco perché diciamo che c’è una distorsione. Già è sconcertante che l’ordinamento preveda il carcere per il reato d’opinione, ed è una mancanza di delicatezza e di rispetto umano mandare in prigione un uomo di 79 anni.
Che reazioni ci sono state al vostro comunicato da parte dell’Ordine, e del mondo del giornalismo più in generale?
Il presidente dell’Ordine Iacopino è dalla nostra parte. Anche il generale del sindacato della stampa (Fnsi) Franco Siddi con un comunicato ha definito “allucinante” la vicenda di Francesco Gangemi e ricordato la sentenza di Strasburgo. Siamo uniti in questa battaglia di civiltà.
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