La fede contagiosa del servo di Dio Carlo Acutis, morto a 15 anni e vissuto solo per amare il corpo di Cristo
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Un ragazzino sempre sereno, equilibrato e vivacissimo insieme. Attento agli amici e rispettoso delle sue coetanee, vive una normalità tale da diventare eccezionale. Carlo Acutis, alunno di un liceo classico di Milano, riesce a rimanere com’è senza timori. Sa andare controcorrente rispetto ai suoi amici, ma nello stesso tempo li attira a sé. Nato a Londra nel 1991, lo stesso anno torna in Italia con la sua famiglia. In casa Carlo respira la fede, scegliendo fin da piccolo di non abbandonare mai per altro bene l’amicizia che da subito stringe con Cristo. Costi quel che costi, per tutta la sua breve vita: il giovane nel 2006, a soli 15 anni, viene colpito da una leucemia fulminante che lo porta alla morte in poco tempo. La sua storia, delineata nel libro appena pubblicato La vita oltre il confine (editrice Velar, 48 pagine, 3,50 euro), è di un’intensità particolare, tanto che le vicende che lo riguardano, prima e dopo la morte, hanno portato, a soli sei anni dalla sua scomparsa, all’apertura della causa di beatificazione. La sua vicenda si è diffusa specialmente in Brasile dove questa estate si terrà la Giornata mondiale della gioventù e dove per tanti giovani Carlo Acutis è già diventato un modello di vita.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]AMICI, PORTINAI E POVERI. Carlo cresce appassionandosi all’informatica e da molti viene definito geniale. Ha anche tanti hobby “normali”: ama gli animali, lo sport, la Playstation e i film d’azione. Da piccolo, come ogni bambino, si distrae spesso tra i banchi quando le lezioni sono noiose e cerca le giustificazioni più bizzarre quando viene rimproverato. A scuola lo conoscono tutti, dal portinaio alla preside. Anche perché quando si accorge che qualcuno soffre gli si fa incontro. Molti sono i compagni che Carlo porta a casa quando li vede affaticati, spesso dalle difficoltà familiari. Sulla via che percorre dal liceo a casa il ragazzo si ferma spesso a chiacchierare anche con i portinai dei palazzi, i negozianti e le loro famiglie. Carlo ama anche andare alla mensa per i poveri di viale Piave, dove è capace di stare fra gli ultimi con la stessa spontaneità con cui resta fra i suoi cari. Al suo funerale accorrono centinaia di persone di ogni religione e nazionalità. E il suo corpo è vegliato da un pellegrinaggio continuo. Da quel momento in poi la fama di Carlo valica i confini italiani. Oggi ci sono più di 200 siti e blog che parlano di lui in diverse lingue. Le storie di conversione legate a lui, avvenute dopo la sua morte, sono già molte e riguardano persone che lo hanno conosciuto ma anche persone non lo hanno mai visto in vita.
LA MOSTRA SULL’EUCARESTIA. Nella sua breve esistenza, oltre a costruire vari siti internet, Carlo Acutis realizza una mostra che oggi ha già fatto il giro del mondo. Ha appena 11 anni quando decide di parlare del centro della sua vita e della sua affezione: l’Eucarestia. Coinvolge i genitori per farsi portare in tutti i luoghi dove sono avvenuti i miracoli eucaristici. Ogni pannello ne rappresenta uno, in tutto sono 142. La mostra sbarca in tutti i continenti, e in America viene portata in migliaia di parrocchie e in centinaia di campus universitari. Carlo si ammalerà avendo predetto la sua morte così: «Morirò giovane». In ospedale soffrirà moltissimo, ma sempre minimizzando i dolori che i medici descriveranno come atroci. E li offrirà per il bene la Chiesa e per Papa Benedetto XVI.
VINTO DA UN FASCINO. Ma quello che ha permesso a Carlo di vivere con letizia ogni istante, fino alla fine, è proprio il rapporto con l’Ostia, di cui si nutre tutti i giorni, e con l’adorazione eucaristica a cui dedica molto tempo. Il giovane si innamora del corpo di Cristo dopo la Prima Comunione. Ma qualcosa in quel mistero lo aveva attirato già in precedenza: all’eta di 7 anni, infatti, Carlo aveva chiesto di poter ricevere la Comunione prima del tempo. E lo aveva fatto in silenzio, senza feste che possano distrarlo, scegliendo non a caso un monastero di suore di clausura a Perego, in Brianza. Ricorda la superiora del convento nel primo libro che parla di lui (Eucarestia. La mia autostrada per il cielo): «Composto e tranquillo durante il tempo della santa Messa, ha cominciato a dare segni di “impazienza” mentre si avvicinava il momento di ricevere la Santa Comunione. Con Gesù nel cuore, dopo aver tenuto la testina tra le mani ha incominciato a muoversi come se non riuscisse più a stare fermo. Sembrava che fosse avvenuto qualche cosa in lui, a lui solo noto, qualche cosa di troppo grande che non riusciva a contenere». Carlo ha anche una devozione speciale per la Madonna, di cui parla spesso e che prega tutti i giorni con il Rosario. Ama anche san Francesco che cerca di seguire.
IL RAPPORTO CON I COETANEI. Davanti alle chiese vuote, Carlo commenta che se la gente sapesse l’anticipo di Paradiso che si vive ricevendo la Comunione, quelle stesse chiese sarebbero piene. È sempre dal rapporto con l’Eucarestia e dalla sua adorazione che prende la forza per difendere la fede anche quando gli causa problemi. Un professore ricorda la volta in cui Carlo è l’unico a parlare contro l’aborto mentre tutti i suoi compagni di classe tacciono. Il giovane è poi capace di mettere in guardia i ragazzi dalle tentazioni distruttive del mondo e di invitare senza moralismi le sue amiche a non banalizzare il proprio corpo, perché bello e sacro. L’incomprensione non lo spaventa mai, non gli importa di omologarsi: «Tutti nascono come degli originali – diceva – ma molti muoiono come fotocopie».
ANTICO E ATTUALE. Forse il suo mondo spirituale sembra appartenere a una Chiesa antica, eppure Carlo nel mondo corporale sa starci molto bene: «Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcuno», scrive. Tra le frasi che ama di più, il ragazzo ne cita sempre una, evangelica, che spiega il suo vivere le cose di tutti con un’intensità straordinaria: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?». Così Carlo è attirato all’essenza di tutto, vedendo in ogni persona e in ogni circostanza quel volto amoroso che aveva imparato a riconoscere ricevendolo per otto anni tutti i giorni. Fino ad affrontare la morte con un coraggio stupefacente, certo di un bene più grande.
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