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La California dovrà lasciare liberi decine di migliaia di galeotti da qui al 2013 se non riuscirà a risolvere il problema del sovraffollamento delle sue carceri, con particolare riferimento ai detenuti affetti da gravi patologie psichiche. Lo ha stabilito lunedì la Corta Suprema degli Stati Uniti con una sentenza approvata a maggioranza che ha visto prevalere i giudici liberal guidati da Anthony Kennedy. Nel testo, di 52 pagine, si afferma che le attuali condizioni di detenzione causano il decesso di un detenuto alla settimana per suicidi prevenibili e per mancate cure ai malati psichici.
Il problema del sovraffollamento delle carceri californiane era già stato affrontato in altri gradi di giudizio, e sin dal 1995 la California si era impegnata a migliorare le condizioni di detenzione. Ma secondo i giudici della Corte Suprema finora troppo poco è stato fatto, da cui la sentenza: nelle 33 prigioni statali, che in questo momento ospitano 143.435 detenuti, pari al 180% della capienza degli istituti di pena, il tasso dovrà scendere ad almeno il 137.5%, cioè la popolazione carceraria non potrà superare i 109.805 ospiti: 33.630 meno di quelli attuali. La sentenza non indica al governo della California come l’obiettivo debba essere raggiunto.
I giudici della maggioranza riconoscono il rischio di «qualche impatto avverso sulla sicurezza pubblica in alcuni settori», ma aggiungono che la California non dovrà necessariamente lasciar andare a piede libero i propri detenuti. Si suggerisce di «inserire i criminali a basso rischio in programmi comunitari come quelli per il recupero dei tossicodipendenti», di essere più permissivi in materia di «violazioni delle norme della libertà condizionale» che rispediscono in prigione molti liberi sulla parola, o di affittare spazi in prigioni di altri Stati.
Le difficoltà di bilancio non hanno commosso i giudici: se i contribuenti californiani si ribellano all’introduzione di nuove tasse per finanziare il sistema carcerario, le «Corti hanno la responsabilità di rimediare alla conseguente violazione dell’Ottavo Emendamento», anche se questo dovesse comportare la liberazione di criminali.
Il governatore della California è convinto di poter risolvere il problema trasferendo una parte dei detenuti nelle più economiche e meno affollate – ma anche meno sicure – prigioni di contea. Nel frattempo proseguono, ma sono piuttosto indietro, i lavori per l’allestimento di nuovi istituti, deliberati nel 2007 e finanziati con 7 miliardi di dollari dal governatore precedente Arnold Schwarzenegger.
La California non è l’unico Stato americano che presenta un grave problema di sovraffollamento carcerario, anche se fa un certo effetto raffrontare la California dei primi anni Settanta, nella quale si contavano solo poco più di 20 mila carcerati, con quella di oggi, che ha registrato recentemente cifre record di 160 mila detenuti. Prigioni piene al di là della loro capienza sono numerose in Alabama, Delaware, Illinois e North Carolina. Complessivamente, il numero di detenuti nelle carceri statali degli Stati Uniti è pari al 136% della loro capacità.
Fra le opinioni minoritarie dissenzienti rispetto alla sentenza della Corte Suprema, quella del giudice Antonin Scalia, che ha accusato la maggioranza di aver intimato «forse la più radicale ingiunzione mai emessa da una Corte nella storia del nostro paese». Per un altro giudice di minoranza, Samuel Alito, c’è il timore che «la decisione di oggi porterà a un triste lista di vittime».