Incredibile, il campione misterioso NON era Lalas. Lo ha capito Giacomo, ingegnere “falegname”
È stato il più rapido a leggere tra le righe della descrizione che il campione misterioso era Tranquillo Barnetta, centrocampista della multiculturale Svizzera in forza all’Eintracht Francoforte. Giacomo Ugolini, romagnolo prestato alla vita milanese, è il primo vincitore del gioco di tempi.it dedicato alla Coppa del Mondo e la redazione ha deciso di insignirlo dei massimi onori perché è stato tra i pochi valorosi che hanno scelto la strada più difficile e impervia: leggere tutto l’articolo, fino in fondo. Giacomo non si è fatto ingannare dalla foto a fianco della descrizione, i rossi capelli del pittoresco Alexi Lalas scelti non a caso dai grafici proprio come logo del gioco. Non si è illuso che la sola difficoltà dell’impresa stesse nel levare la mascherina dal volto di quel giocatore riconoscibile anche da un daltonico a un chilometro di distanza, non ha dato retta ai falsi consiglieri che lo convincevano che la risposta potesse essere tanto banale e semplice. No signori, si è preso 5 minuti e ha aspettato. È arrivato a fondo articoloe ha capito. E non appena un brivido elvetico gli ha percorso la schiena ha aperto la mail e contattato la redazione.
INGEGNERE A MILANO. Più preciso di un orologio svizzero, Giacomo fa l’ingegnere. Il suo cuore, adottato dall’hinterland milanese dell’industrie, piange la perdita della natia Romagna, i tetti rossi di Bagnocavallo dove è nato e le campagne attorno a Lugo dove è stato introdotto al gioco del calcio. E dove si è svolta la sua carriera giovanile fino a quando l’università non gli ha chiesto di lasciar perdere con fango e palloni per dedicarsi a libri e dispense. Che derby però quelli tra la sua polisportiva Sant’Anna e le altre compagini del paese. Loro erano gli outsider, i più scarsi del lughese.
IL FALEGNAME. Giacomo, terzino dalla gran corsa e dai piedi dozzinali, talvolta ripiegava al centro della difesa, per rimediare alle imbarcate che puntualmente in difesa capitava di subire. Regolarmente si perdeva tanto a poco, e fu in quei diluvi di gol che venne forgiato per la prima volta il soprannome che poi, nei campi a 5 dell’università, sarebbe diventato il suo marchio di fabbrica: il “falegname”. Più tignoso di Lalas negli anni al Padova di Sandreani, i suoi compagni di corso facevano bim-bum-bam per averlo in squadra assieme, che uno così è sempre meglio trovarselo a fianco che contro.
MILAN E NAZIONALE. Quanto alla fede, contrariamente dalle tendenze della sua Romagna, Giacomo non tifa Juve. La sua anima è rossonera, messa a dura prova da quando è salito a Milano: da tre anni vive nella città del Diavolo, sperava che ciò potesse significare seguire più da vicino le imprese di Muntari, Birsa e compagni, e invece la sfortuna ha voluto che le ultime stagioni siano state le più sudate per i rossoneri, e con loro anche per Giacomo. Quest’anno, ammette, allo stadio ci è andato poco: era a San Siro per vedere la partita con l’Atletico Madrid e gli è andato di traverso il panino con la salamella al gol di Diego Costa. Poco dopo è andato a vedere il big match con la Juve, e lì i gol son stati due. Beh, fortunato no? Per i Mondiali ovviamente tifa Italia ma dice Brasile, che in finale ci andrà contro i tedeschi che ci sbatteranno fuori in semifinale. Speriamo che almeno su questa cosa non abbia indovinato.
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