Incredibile, il campione misterioso NON era Lalas. Lo ha capito Giacomo, ingegnere “falegname”

Di Emmanuele Michela
14 Giugno 2014
Il primo giocatore da indovinare era l'elvetico Barnetta. Giacomo, ingegnere più preciso di un orologio svizzero, è stato il più veloce a rispondere

È stato il più rapido a leggere tra le righe della descrizione che il campione misterioso era Tranquillo Barnetta, centrocampista della multiculturale Svizzera in forza all’Eintracht Francoforte. Giacomo Ugolini, romagnolo prestato alla vita milanese, è il primo vincitore del gioco di tempi.it dedicato alla Coppa del Mondo e la redazione ha deciso di insignirlo dei massimi onori perché è stato tra i pochi valorosi che hanno scelto la strada più difficile e impervia: leggere tutto l’articolo, fino in fondo. Giacomo non si è fatto ingannare dalla foto a fianco della descrizione, i rossi capelli del pittoresco Alexi Lalas scelti non a caso dai grafici proprio come logo del gioco. Non si è illuso che la sola difficoltà dell’impresa stesse nel levare la mascherina dal volto di quel giocatore riconoscibile anche da un daltonico a un chilometro di distanza, non ha dato retta ai falsi consiglieri che lo convincevano che la risposta potesse essere tanto banale e semplice. No signori, si è preso 5 minuti e ha aspettato. È arrivato a fondo articoloe  ha capito. E non appena un brivido elvetico gli ha percorso la schiena ha aperto la mail e contattato la redazione.

INGEGNERE A MILANO. Più preciso di un orologio svizzero, Giacomo fa l’ingegnere. Il suo cuore, adottato dall’hinterland milanese dell’industrie, piange la perdita della natia Romagna, i tetti rossi di Bagnocavallo dove è nato e le campagne attorno a Lugo dove è stato introdotto al gioco del calcio. E dove si è svolta la sua carriera giovanile fino a quando l’università non gli ha chiesto di lasciar perdere con fango e palloni per dedicarsi a libri e dispense. Che derby però quelli tra la sua polisportiva Sant’Anna e le altre compagini del paese. Loro erano gli outsider, i più scarsi del lughese.

IL FALEGNAME. Giacomo, terzino dalla gran corsa e dai piedi dozzinali, talvolta ripiegava al centro della difesa, per rimediare alle imbarcate che puntualmente in difesa capitava di subire. Regolarmente si perdeva tanto a poco, e fu in quei diluvi di gol che venne forgiato per la prima volta il soprannome che poi, nei campi a 5 dell’università, sarebbe diventato il suo marchio di fabbrica: il “falegname”. Più tignoso di Lalas negli anni al Padova di Sandreani, i suoi compagni di corso facevano bim-bum-bam per averlo in squadra assieme, che uno così è sempre meglio trovarselo a fianco che contro.

MILAN E NAZIONALE. Quanto alla fede, contrariamente dalle tendenze della sua Romagna, Giacomo non tifa Juve. La sua anima è rossonera, messa a dura prova da quando è salito a Milano: da tre anni vive nella città del Diavolo, sperava che ciò potesse significare seguire più da vicino le imprese di Muntari, Birsa e compagni, e invece la sfortuna ha voluto che le ultime stagioni siano state le più sudate per i rossoneri, e con loro anche per Giacomo. Quest’anno, ammette, allo stadio ci è andato poco: era a San Siro per vedere la partita con l’Atletico Madrid e gli è andato di traverso il panino con la salamella al gol di Diego Costa. Poco dopo è andato a vedere il big match con la Juve, e lì i gol son stati due. Beh, fortunato no? Per i Mondiali ovviamente tifa Italia ma dice Brasile, che in finale ci andrà contro i tedeschi che ci sbatteranno fuori in semifinale. Speriamo che almeno su questa cosa non abbia indovinato.

@LeleMichela

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