Bossi: «Non lasciamo Milano a Pisapia, la riempirà di clandestini e moschee»

Di Redazione
19 Maggio 2011
Umberto Bossi, leader della Lega, incontra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e assicura: «Nessuno strappo» con il premier ma chiede un «cambio di passo sul programma e le riforme». Dure le parole contro il candidato sindaco a Milano Giuliano Pisapia: «Non lasceremo Milano nelle mani di un matto che vuole una zingaropoli»

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader della Lega Umberto Bossi si incontrano, dopo giorni di freddezza all’indomani delle elezioni amministrative, e ricuciono lo strappo in vista dei ballottaggi. «L’incontro è andato bene» sintetizza Bossi, che però non nasconde i problemi: «Il problema è fare un progetto per il cambiamento, fare le riforme. Abbiamo fatto il federalismo fiscale ma darà effetti solo tra qualche anno».

Nessun cambio di premier in corsa, «nessuno strappo», assicura il leader leghista che smentisce anche eventuali tentazioni di sostituire Berlusconi alla guida dell’esecutivo con il ministro dell’Economia Tremonti o dell’Interno Maroni. Quel che serve, semmai, è un cambio di passo sul programma: «Il governo non può non fare niente. Bisogna fare delle scelte. Anche noi abbiamo commesso degli errori». E poi apre alla richiesta del capo dello Stato di un passaggio parlamentare per l’esecutivo dopo il rimpasto: «Se lo chiede Napolitano, va bene. E’ lui il capo».

Anche Berlusconi, in Consiglio dei ministri, tranquillizza i suoi e smentisce ogni possibile crisi: «Non c’è alcun problema nel governo». Berlusconi ha ribadito che non esiste «alcuna alternativa» a questo esecutivo. «Però – ha sottolineato – dobbiamo evitare incidenti come quelli di ieri che si prestano a strumentalizzazioni. Ora andiamo avanti sereni, il governo è solido non c’è alcun motivo di preoccupazione».

Quanto al ballottaggio a Milano, Bossi attacca il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia: «I milanesi non daranno la città in mano agli estremisti di sinistra. La Lega si impegnerà. Non la lasciamo in mano ad un matto, Pisapia, che vuole riempirla di clandestini, moschee e vuole trasformarla in una zingaropoli. Non abbandoniamo Milano nelle mani di questa gente». Una critica respinta dal Pd che con Enrico Letta rimprovera la maggioranza per i toni usati: «Se la svolta moderata della campagna a favore della Moratti esordisce con le accuse di essere “matti” e “malati” ai propri avversari mi pare che non ci sia nessuna differenza con la linea Santanchè-Lassini».

Nonostante i toni distesi, Antonio Di Pietro, leader Idv, afferma che «per il bene del paese, prima si va alle elezioni e meglio è. Il ballottaggio e i referendum possono essere l’occasione per iniziare la crisi di questa maggioranza parlamentare e andare alle elezioni il prima possibile». Mentre per il capogruppo Pd, Dario Franceschini, «la maggioranza è allo sbando e in stato confusionale, e non parlo solo delle cinque volte in cui il governo è stato battuto (al voto delle mozioni sulla situazione delle carceri, ndr). Il governo non è in grado di governare e prima se ne vanno, meglio è».

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