
Bethany non è solo la biondissima surfista a cui uno squalo ha strappato via un braccio. Nella sua storia c’è di più

Stanno facendo il giro del mondo le foto di Bethany Hamilton, mentre cavalca enormi onde oceaniche con il pancione gravido (nono mese) in vista. Ma la bella surfista hawaiana, diventata famosa perché riesce a gareggiare ad alti livelli nonostante uno squalo le abbia portato via un braccio, non ha solo stoffa e capelli biondissimi. In Bethany c’è molto di più.
LO SQUALO TIGRE. Già all’età di 8 anni Bethany arrivò prima alla gara nazionale Rell Sun Menehune, mentre a 10 vinse la National Scholastic Surfing. Ma la sua fama si diffuse in tutto il mondo nel 2003 quando a 13 anni, già considerata un astro nascente del surf, decise con i suoi amici di buttarsi di notte con la tavola nell’oceano. Distesa a pancia in su con una mano nell’acqua fu aggredita da uno squalo tigre. «Ho mantenuto la calma», raccontò. Anche se «il mio braccio sinistro era completamente perso, fino all’ascella». Fortunatamente gli amici le legarono intorno alla spalla un pezzo di stoffa per fermare la fuoriuscita del sangue. Così i medici riuscirono a salvarla in extremis, parlando di «miracolo», dato che perse il 70 per cento del suo sangue. Sull’ambulanza un paramedico le disse: «Dio non ti lascerà, non ti abbandonerà mai» e Bethany non aveva dubbi: «Ci sono persone che non ci pensano molto finché non gli capita qualcosa di brutto, ma ricordo che avevo già riposto la mia fiducia in Gesù Cristo quando ero una bimba, avrò avuto circa 5 anni».
«IL MIO TSUNAMI PERSONALE». I piani per diventare professionista «diventarono davvero difficili da realizzare (…). Fu il mio tsunami personale. Ma nei giorni, le settimane e i mesi che seguirono lavorai molto per migliorarmi». Inizialmente, infatti, Bethany fu tentata di abbandonare il suo sogno ma centinaia di lettere di bambini e persone artolese la convinsero a non farlo. «Sarà difficile» praticare il surf a livello agonistico senza un braccio, le disse un giorno il padre. E lei rispose: «Non ti ho chiesto se sarà difficile ma se è possibile». A quel punto lui, la madre e i due fratelli le si strinsero intorno per aiutarla nell’impresa. «Spesso avevo paura di provare», ammette. «E non voglio mentire: in un certo modo è ancora così. Ho lavorato davvero tanto per diventare una professionista, ma oggi competo con le migliori surfiste del mondo».
TRA LE MIGLIORI AL MONDO. Quando nel 2004, a 14 anni, ricominciò a gareggiare, Bethany spiegò alla Abc: «Continuo a surfare, questo aiuta molte persone dimostrando loro che da cose così brutte può venire fuori un bene». Quell’anno Bethany arrivò quinta alla National Surfing Championships e poi prima alla Hawaii National Scholastic Surfing. Oggi continua a vincere premi e viaggia incontrando migliaia di persone con handicap simili al suo, perché «le persone capiscano che se vogliono realizzare le proprie aspirazioni, devono superare tante avversità». Nel 2010 è entrata nella classifica delle migliori surfiste femminili del mondo e nel 2013 si è sposata.
UNA ROCCIA SOLIDA. Leggendo Soul Surfer, l’autobiografia scritta da Bethany nel 2004, che ha in parte ispirato l’omonimo film sulla sua storia uscito nel 2011, si può scoprire molto del suo carattere tenace: «So che Dio mi ama e che ha un piano per la mia vita che nessuno squalo può cancellare e nessun esito scuotere, è come avere una roccia solida sotto di me. Le cose brutte accadono a tutti. Così è la vita. Ecco il mio consiglio: non mettere tutta la tua speranza e la fede in qualcosa che potrebbe improvvisamente e facilmente scomparire. E che, onestamente, è quasi nulla. L’unica cosa che non potrà mai venir meno, che non ti abbandonerà mai è Dio e la tua fede in lui».
Articoli correlati
12 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
se non si può sapere lo scopo per cui gesù le ha tolto un braccio allora oggi è la stessa di ieri ma con un braccio in meno. capisco la ricerca del senso dell’accaduto, è una cosa che proviamo tutti ma non vedo la risposta. voi che ne avete una per tutto ce la dite pure a noi?
No. Te la cerchi perché è stata pagata a caro prezzo, con dolore e sangue. Se ti sembra faticoso o inutile, rimani libero di fare altro. Vedi quel treno per shiva com’è felice?
Il piano del Signore era quello di farle strappare un braccio da uno squalo (ma poi di non abbandonarla…) !??
Ma che piano è??
vabbè .. misterioso credo…
Vedi, Marco Fede, anche il fatto che tu sia nato e che morirai è misterioso !
O forse pensi di non morire ?
Potresti morire, come chiunque d’altronde, anche tra un minuto o magari ammalarti di qualsiasi cosa e morire in alcuni mesi.
Un uomo si fa delle domande , cerca delle risposte, è portato a distogliere lo sguardo dal proprio ombelico…. vabbè, come non detto !
Per ogni evento che contraddice la vostra dotttrina la risposta è sempre quella, facile e comoda per ogni occasione, del “piano misteroso” della mente divina misteriosa, ma ormai è una risposta che non funziona più.
Vabbè se non funziona più allora …. E poi lo ha detto marco fede, mica er sor prospero.. Son cose fanno riflettere.
vero! Grazie marco fede che ci apri gli occhi. intanto prova a riflettere: mentre lei non è definita dal suo braccio tu invece la stai definendo (riducendo) a quel braccio. tratti così anche la tua donna? ciao caro
Marco Fede fai bene a non credere in dio perchè quello che hai in mente è babbo natale.
Il problema dei marco fede di questo mondo é solo una questione di prospettiva. Non riescono ad alzare lo sguardo oltre la punta dei loro piedi. Con il loro metodo i disegni monumentali di Nazca sarebbero ancora considerati cumuli di ciottoli allineati.
Perchè invece cosa sono?
In realtà il vostro sguardo illuminato di prospettiva non tiene conto del fatto che appunto è il VOSTRO sguardo o punto di vista e quindi riguarda una visione dalla sola punta dei vostri piedi. Se per una volta alzaste lo sguardo, vedreste che i punti di vista sono molteplici e questo inevitabilmente allargherebbe i vostri orizzonti e la vostra prospettiva elevandola dalla punta dei vostri piedi. Ma questo per chi ha i paraocchi è chiedere troppo!!!
Triple toe loop et …. voilà, come se nulla fosse.