
Arte al Gazometro. L’innovazione comincia da un punto di vista

È davvero un incontro tra “punti di vista” la mostra promossa da Eni al Gazometro di Roma Ostiense e inaugurata il 28 marzo scorso in questo luogo simbolo del passato (la breve stagione industriale capitolina tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra) che oggi riprende vita per guardare al futuro (ha sede qui infatti il Distretto dell’innovazione dove la più grande global energy tech company italiana affina le sue tecnologie di punta). Sembra proprio che industria, ricerca e arte si siano date appuntamento per celebrare l’unicità dell’esperienza umana offrendone un racconto visivo il più plurale e corale possibile.

Non a caso i 19 artisti figurativi contemporanei selezionati per Punti di vista da Marco Capasso in collaborazione con la Galleria “Il sole” di Fabio Ortolani «provengono da tutta Italia ma anche da Parigi e da Berlino», come sottolinea lo stesso curatore che si è divertito a «indagare la loro visione della realtà». E il tentativo di “metterli in dialogo” appare evidente a chiunque si inoltri tra gli spazi espositivi alla ricerca di un fil rouge tra le opere e le installazioni in mostra. Impossibile – per fermarsi soltanto alle convergenze più immediatamente evidenti – non cogliere l’eco di ammirazione e malinconia che accomuna per esempio l’enormità spettacolare e insieme desolata dei gazometri fotografati da Lorenzo Capolupi e la muta bellezza di quelli dipinti da Gian Paolo Rabito, ma anche la poesia che innerva le geometrie delle Ermetriche di Marco Ferri o le luminose visioni architettoniche di Roma di Massimo Catalani, dove antichità e contemporaneità si fondono come per magia. Altrettanto lampante è il gioco di rimandi tra l’ironia degli artefatti di Stefano Pilato, quasi parodie della nostra tracotanza al cospetto dell’universo, e la sarcastica disillusione con cui Vega Flux reinterpreta in chiave moderna una classica adorazione dei pastori, mettendo tra le mani giunte dei personaggi smartphone invece che preghiere, rimpiazzando gli angeli con palloncini colorati e affidando l’unico barlume di umanità residua agli occhi di un cane.

Ma i lavori degli artisti in mostra al Complesso Eni del Gazometro a Roma – tra cui anche Ernesto Morales, Atak, Severin Gambier e Erk14 – sono tutti in qualche modo in relazione reciproca, ciascuno secondo un “punto di vista” che tocca al visitatore assumere e far reagire con gli altri. Su tutti si estende come una benedizione il Manifesto di questa rassegna, firmato dal maestro della Transavanguardia Mimmo Paladino: i volti enigmatici di due uomini, entrambi per così dire emergenti dal moderno reticolo del Gazometro, uno moderno e l’altro dalle fattezze rinascimentali, il primo frontale a fissare lo spettatore, il secondo di profilo con onde di colore irradiate dalla fronte a rappresentare la tensione verso il futuro.

Una sintesi perfetta, insomma, di quel processo di «innovazione tecnologica ma anche profondamente sociale» di cui Eni si è fatta promotrice e di cui Punti di vista è «un tassello fondamentale», come spiega Gloria Denti, Head of Brand Communication. «Ancora una volta, è possibile osservare anche dall’interno il Gazometro, entrato a pieno titolo nello skyline di Roma e un luogo sempre più al servizio del territorio e aperto al talento».

«In un luogo come il Gazometro Eni di Roma Ostiense, nel quale si parla di futuro e tecnologie, l’arte non può mancare», conferma Capasso. «Perché l’arte è un linguaggio orizzontale, universale, accessibile a tutti», forse l’unico, suggerisce il curatore della mostra, che sopravviverà indenne all’era della virtualità. «C’è un detto famoso che gira tra i collezionisti e che recita: “È l’opera che sceglie te”. Decisamente, il legame che si crea tra il visitatore e l’opera d’arte non sarà mai sostituibile».
Gazometro aperto
Inaugurata il 28 marzo scorso e aperta fino al 21 luglio, la mostra Punti di vista è anche l’occasione per Eni di lasciare entrare il pubblico all’interno del sito simbolo della breve “rivoluzione industriale” di Roma (da fine Ottocento agli anni Sessanta del Novecento), oggi cuore di un progetto di riqualificazione che ha reso l’Ostiense uno dei quartieri più promettenti d’Europa. Dopo la première del 12 aprile, le porte del Gazometro e della mostra riapriranno ai visitatori anche a giugno, sempre in collaborazione con il FAI. Per prenotare clicca qui.
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