
Anche il Fatto abbandona Ciancimino: gli resta solo Travaglio
Un piccolo colpo di gomma. Così è finita la collaborazione tra Massimo Ciancimino e il fatto quotidiano, che alla vigilia dell’udienza del 10 maggio in cui Junior avrebbe testimoniato, ha cancellato il blog tenuto da Junior (sul sito della testata).
Junior aveva scritto post dai titoli altisonanti: tra i quali “Chi ha paura muore ogni giorno”, una citazione di Paolo Borsellino che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo aveva fatto propria. Cosa resta oggi del “vate” della trattativa, sul quale si sono riempite le prime pagine per oltre un anno? Cosa delle dichiarazioni di Massimo, definite delle bombe a mano contro la mafia e soprattutto quella politica che affossava la (presunta) verità sulle stragi di mafia?
Cosa resta di Massimo Ciancimino, il caso mediatico e giudiziario, oggi che Junior è in carcere a Parma, arrestato per calunnia per aver taroccato ad artem (presunti) documenti del padre; dopo che Junior è stato intercettato mentre traccheggiava con la ‘ndrangheta e dopo che sono stati ritrovati in casa sua tredici candelotti di esplosivo e una fucina di documenti del padre (il presunto archivio, ndr.)? Ben poco: gli amici rimasti al fianco di Massimo oggi si contano sulle dita di una mano. Ora che pure il Fatto quotidiano lo ha abbandonato, sono in pochissimi.
C’è l’europarlamentare dell’Idv Sonia Alfano. Forse ci sono ancora con lui i pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, ma sempre più nicchianti (è stata la Procura di Palermo, infatti, con uno strano tempismo, a chiedere l’arresto di Ciancimino Jr., “soffiandolo” ai colleghi di Caltanissetta, che ben prima indagavano sulle calunnie del figlio di don Vito). L’unica certezza, al momento, è ancora Marco Travaglio. Lui no, non se n’è ancora andato: anzi, Travaglio si è persino scagliato contro Ilda Boccassini, in difesa di Junior, dopo che il procuratore aggiunto milanese ha espresso serissimi dubbi su Junior («Io non avrei mai dato credito a chi collabora a distanza di 17 anni come Ciancimino Jr»).
Apriti cielo. Travaglio le ha fatto scuola e doposcuola di giurisprudenza: «La frase sembra denotare per lo meno una scarsa conoscenza dei fatti». «È il classico testimone imputato per reati connessi, e come tale non ha l’obbligo di dire la verità». «Dice la Boccassini: ha parlato dopo 17 anni, quindi non è credibile. A dire il vero, ha parlato quando gliel’hanno chiesto. Chi può dire se non avrebbe parlato prima, ove mai l’avessero interrogato prima?». Davvero, chi trova un Travaglio come amico, trova un tesoro. Dove altro lo trovi infatti uno così, che arriva a rinfacciare alla Boccassini gli errori commessi ai tempi dell’affaire Sme, pur dopo aver costruito la propria carriera riportando paro paro le accuse della suddetta Boccassini? «Del resto – scrive Travaglio – non s’è mai visto un magistrato che, quando un testimone gli racconta qualcosa di inedito su un delitto lo caccia a pedate perché è passato troppo tempo. Quando Stefania Ariosto nell’estate del ’95, prima alla Finanza e poi alla Procura (di Milano, ndr) raccontò la corruzione al Palazzo di Giustizia di Roma cui aveva assistito negli anni ’80, la Boccassini si guardò bene dal mandarla via».
E pensare poi che Travaglio non si è mai così esposto per un amico di amici, nemmeno ai tempi dei “Ciuri e dei puri” (il caso del maresciallo Dia Giuseppe Ciuro, collaboratore di Ingroia, condannato per favoreggiamento a cosa nostra, accesso abusivo alle reti informatiche della Procura, e rivelazioni dei segreti istruttori). Con Ciuro Travaglio ci andava in vacanza, ma dopo l’arresto del maresciallo mai si sognò di scrivere mezza riga. Quella con Ciancimino è un’amicizia dunque più solida? Il 10 maggio, intanto, Junior è stato interrogato a Palermo all’ultima udienza del Processo Mori. L’ultima versione di Ciancimino è che le carte “taroccate” che lui stesso ha consegnato ai magistrati palermitani, in realtà sono state consegnate a Junior da un “puparo”; un’eminenza grigia che ha tirato le fila delle dichiarazioni sulla trattativa. Per ora, il “puparo” è solo un Mister X. Una curiosità per i lettori: lo scorso 22 aprile, il pm Antonio Ingroia ha definito «un’ipotesi plausibile» quella di un puparo dietro Ciancimino. Chissà chi è che ha manovrato il figlio di don Vito.
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