Albertini: «La nostra lista (senza Lega) è alternativa alla sinistra»

Di Emanuele Boffi
20 Novembre 2012
Intervista a Gabriele Albertini, in corsa per la Regione Lombardia. Ribadisce il no alle primarie di coalizione, risponde a Giannino, spiega perché non vuole "buttare via" tre lustri di buona amministrazione

«Berlusconi guardi il quadro, non la cornice». Gabriele Albertini cita la frase di un editoriale di Mario Sechi sul Tempo per spiegare la sua attuale posizione che ha riflessi non solo sul futuro della Regione Lombardia, ma anche su quello dell’Italia. «Sechi – dice Albertini a Tempi – mi ha letto nel pensiero. Voglio o, per lo meno, cerco di costruire un rassemblement moderato alternativo alla sinistra». Sul quotidiano che dirige, Sechi ha scritto dell’esistenza oggi di tre aree politiche: la sinistra-sinistra di Bersani e Vendola; il grillismo anti-tutto e, appunto, un raggruppamento dalle posizioni moderate che si «ispiri a Monti». Ma perché tale agglomerato trovi la sua sintesi, scrive Sechi e sottoscrive Albertini, è necessario che, uno, «Berlusconi lasci che il Pdl si “alfanizzi” e non si allei con la Lega in Lombardia» e, due, «che Casini e Montezemolo viaggino divisi ma con un’unica meta (Monti a Palazzo Chigi)».

Scusi Albertini, Sechi scrive anche che «allearsi con la Lega vuol dire tenere la Lombardia, ma anche chiudere la porta a una riunione dei partiti moderati e consegnare l’Italia alla sinistra». Il passaggio, per lei che vuole correre per la Regione governata finora da Roberto Formigoni, non è insignificante. Non allearsi con la Lega significa perdere?
L’aritmetica è una cosa, la politica un’altra. Dipende se vogliamo fare i calcoli o se vogliamo proporre un progetto. Se calcoliamo in base ai voti ottenuti dai partiti tradizionali, con una divisione dei consensi tra Pdl e Lega, c’è il rischio di perdere e potrebbe crearsi una situazione di vantaggio per la sinistra. Ma io non credo che i numeri siano così ostili. Cito un recentissimo sondaggio commissionato da Berlusconi secondo cui c’è una possibilità concreta di una vittoria in Lombardia di un fronte moderato che faccia a meno di un’alleanza con il partito di Maroni (un partito, me lo lasci dire, che fatico a inserire in un contesto moderato, viste le sue note posizioni anti-europee e anti-Euro). Penso che senza l’accordo con la Lega la partita sia difficile, ma non impossibile per una lista come quella che abbiamo messo in campo. Una lista civica che sarebbe anche in grado di recuperare quei consensi che, ad oggi, il Pdl ha perso a vantaggio dell’astensione – la maggioranza – e del voto di protesta, incanalato verso il M5S.

Ieri (lunedì 19) si è tenuto un incontro tra i responsabili politici del Pdl in Lombardia. Ma per ora non si è ancora giunti a una decisione definitiva, anche se si va verso l’idea di coinvolgerla in primarie di coalizione che la contrappongano a Maroni.
Si è deciso di rinviare. Ci si indirizza verso primarie di coalizione, ma io non sono disponibile a questa ipotesi. Rimango coerente con la posizione che ho sempre espresso: sono aperto al sostegno di tutti coloro che condividono il mio programma.

Anche a Oscar Giannino? Anche con il leader di Fermare il declino si è consumata una rottura.
Ho molta stima di Giannino, ma penso sia sbagliato rinnegare la mia esperienza, e con me quella di molti altri amministratori (sono ormai più di duecento quelli che appoggiano la nostra lista), che si sono impegnati sul territorio per cercare di fare della “buona politica”. Se non avere tessere in tasca o non avere avuto responsabilità istituzionali è la condizione per “fermare il declino”, sono – non da oggi – la persona sbagliata. Ma oggi una posizione oltranzista è sbagliata. Non inseguiamo il mito della purezza grillino, è il momento della coscienziosa maturità dei padri di famiglia.

Oltre che sul Pdl, Giannino ha posto anche un problema su Formigoni.
Ho sempre detto e ribadisco di nuovo che bisogna distinguere il bambino dall’acqua sporca. Tre lustri di buona amministrazione non si cancellano in base agli ultimi scandali. Cambiato ciò che va cambiato e curati i tumori, non possiamo fingere di non essere di fronte a un corpo sano. Si tratta semplicemente di non essere prevenuti. Di certo, non sarò io a buttare via il miglior esempio amministrativo d’Italia.

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2 commenti

  1. Daniele, Napoli

    leggo che c’è l’inserimento nello statuto del Partito Comunista Cinese del nuovo concetto che l’approccio ai problemi dovrebbe essere realistico (“scientifico”) e senza concessioni all’ideologia, in linea con l’approccio problematico se non autocritico dell’ultimo Hu Jintao.
    Speriamo si faccia lo stesso anche altrove.
    Magari anche all’interno delle confessioni religiose.

  2. francesco taddei

    se la lega usasse toni meno urlati quando parla di euro ed europa allora sarebbe più ascoltata? no! perchè qualsiasi voce fuori dal totem ue/euro è antidemocratica ed estremista. ci sono cose di cui non si può discutere, neanche con toni moderati.

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