«Bisogna trovare una modalità giusta, sia rispettando la libertà dei medici di dichiararsi obiettori, sia applicando la legge 194», dice a tempi.it Fabio Pizzul, consigliere regionale in Lombardia del Pd. Pizzul non concorda con la sua compagna di partito e vicepresidente del consiglio regionale Sara Valmaggi che ha detto che in Lombardia la legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza è disattesa. Secondo Valmaggi, in sostanza, ci sono troppi obiettori di coscienza e questo non permette di far applicare la norma. Non solo. La vicepresidente vorrebbe creare bandi ad hoc per medici che praticano l’aborto e trasferire negli ospedali gli obiettori per fare spazio a chi non lo è.
La proposta ha sollevato polemiche. Il capogruppo del Pdl, Mauro Parolini, ha detto che «la proposta del Pd rischia di discriminare i medici obiettori mettendo in discussione il loro diritto di scegliere. L’obiezione di coscienza è un diritto previsto dalla legge»».
Pizzul, i concorsi per non obiettori sono la soluzione?
Bisogna rispettare la libertà del personale medico. Non credo che creare concorsi per cercare solo medici di un certo tipo sia la giusta soluzione. Ricordiamoci, se si vuole parlare di applicazione completa della legge, che la prima parte della legge 194 parla di difesa della maternità; non è una legge che riguarda solo l’interruzione di gravidanza.
In Lombardia, come dice Valmaggi, c’è un problema di applicazione della 194?
Negli ospedali in cui c’è una maggioranza di medici obiettori, vengono chiamati i “gettonisti”, che sono medici che vengono solo per quella determinata prestazione sanitaria. Il costo totale per la Regione Lombardia, stando a quanto dichiara la collega Valmaggi, si aggira intorno ai 300 mila euro, solo nei primi sei mesi dell’anno. Una cifra certo alta, che male si colloca nel quadro totale dei tagli alle spese che la Regione sta compiendo in questo periodo. Spetterà all’assessorato alla Sanità l’arduo compito di rivedere questa spesa.
Ma è vero che la Lombardia ha numeri anomali rispetto alle altre regioni italiane?
Nella nostra regione si verificano dei numeri anomali perché l’interruzione di gravidanza non viene gestita privatamente, a parte da pochissime strutture strutture convenzionate. Mentre nelle altre regioni, l’ivg può essere effettuata negli studi medici privati, quindi si pone meno il problema di dover andare in ospedale, senza sapere se ci sia o meno un medico obiettore. Si va direttamente da chi si ha bisogno. Inoltre, privatamente, in Lombardia si fa più uso di Ru486. E le italiane che ricorrono all’ivg in ospedale sono appena 9 mila. È un fenomeno che riguarda molto di più le straniere. Il Fondo Nasko fa già tanto, ma occorre fare più prevenzione.