Passa l’aborto a San Marino, ma «la partita è ancora aperta»

Di Benedetta Frigerio
22 Settembre 2016
L'assemblea ha accolto tre istanze abortiste, ma anche un odg pro life. Intervista a Adolfo Morganti, coordinatore delle associazioni laicali

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«In un mondo dove la maggioranza degli Stati ha abbracciato una cultura individualistica e dello scarto che non rispetta la vita, il nostro piccolo Stato ha una responsabilità universale e può diventare una luce di speranza, un Paese in cui si afferma una diffusa cultura della vita, fondata prima di tutto sulla ragione». Sono le parole delle associazioni laicali della Repubblica di San Marino contro l’approvazione di cinque “Istanze d’Arengo” presentate a marzo al fine di legalizzare l’aborto. Martedì tre di queste istanze sono state accolte, ma Adolfo Morganti, coordinatore delle associazioni laicali, spiega a tempi.it perché «non è ancora detta l’ultima parola»

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Di fatto l’aborto è stato depenalizzato in caso di gravi rischi di salute per la donna (29 contro 23), di stupro (28 contro 25) e di malformazione del feto (27 contro 25).
In realtà non è ancora stato depenalizzato. È vero che le “istanze d’Arengo”, se approvate, impegnano il governo a legiferare, ma in questo caso c’è un conflitto in atto: sempre ieri il Parlamento ha approvato un ordine del giorno contro l’aborto (27 contro 25) presentato dal consigliere Manuel Ciavatta del Partito Democratico Cristiano. Questo Odg impegna il governo ad approvare una norma che tuteli la vita fin dal suo concepimento. Significa che quando verrà eletto, il primo ottobre, sarà necessario aprire un dibattito. Anche perché nella gerarchia delle fonti giuridiche un Odg presentato in Parlamento ha un rango superiore a un’istanza d’Arengo.

Da dove e da chi nasce la richiesta di legalizzare l’aborto?
Nella Repubblica di San Marino l’aborto è da sempre un reato punito dal codice penale con il carcere fino a tre anni. Negli ultimi tempi, però, abbiamo assistito a una serie di tentativi da parte di alcune minoranze di far saltare in aria l’impianto normativo del paese. Lo fanno usando le “istanze d’Arengo” appunto, lo strumento di iniziativa legislativa popolare che diventa legge se il Parlamento l’approva. Sei mesi fa, approfittando del periodo pre elettorale, come già aveva cercato di fare in passato ma senza successo, un richiedente legato all’estrema sinistra ha presentato per la seconda volta queste istanze abortiste, che sono così sovversive da aver provocato la ribellione della nostra comunità, notoriamente pacifica. È evidente la strategia volta a presentare casi estremi per far leva sull’opinione pubblica e rendere accettabile quello che di fatto è un omicidio.

Come ha reagito il mondo dell’associazionismo?
Quanto accaduto è stato uno stimolo per tutte le associazioni laicali che si sono unite per provare a giudicare comunemente il contenuto delle cinque istanze. Quando a maggio hanno scoperto che erano state presentate, l’Azione Cattolica, Cl, gli Scout, l’Unitalsi, la comunità Papa Giovanni XXIII, fino alle fondazioni come la Paneuropea Sammarinese hanno cominciato subito a lavorare tutte in sinergia. Il metodo utilizzato è stato questo: l’analisi delle istanze per dare ragione della nostra contrarietà, dato che, come dice Chesterton, siamo nel tempo in cui occorre dimostrare che le foglie sugli alberi sono verdi. Infine, abbiamo elaborato una proposta alternativa di sostegno alla vita.

Ci spieghi.
Noi sammarinesi godiamo di un sistema che tutela la cultura della vita, abbiamo un welfare intatto come quello dell’Italia dei tempi d’oro, godiamo di un associazionismo libero anche grazie al principio di sussidiarietà applicato dal diritto della Repubblica. Ma, provocati dalle istanze, abbiamo voluto firmare un documento congiunto, intitolato “Uno di noi perché nessuno sia lasciato indietro”, e lo abbiamo distribuito sul territorio, mentre il 14  settembre lo abbiamo presentato durante una conferenza stampa. Il 16, invece, è stata proposta alla cittadinanza un’assemblea pubblica dove, oltre alle ragioni antiabortiste, abbiamo presentato le due proposte legislative. L’incontro è stato accolto con interesse, dato che erano presenti oltre 450 persone su una popolazione di 31 mila.

Qual è il contenuto delle vostre proposte?
Sono confluite entrambe nell’Odg approvato ieri (martedì) e chiedono appunto a San Marino di sancire la tutela della vita dal concepimento e di coinvolgere ancora di più i privati e il volontariato, sempre in un’ottica di sussidiarietà, per incrementare il sostengo alle donne in gravidanza. Durante un sit-in fuori dal Parlamento le avevamo consegnate tramite un documento direttamente dalla associazioni ai legislatori che poi hanno approvato l’Odg.

Come ha potuto reggere in questi anni una legislazione simile?
Innanzitutto è giusto ricordare che il principato di Andorra ha una norma simile alla nostra. Inoltre, a San Marino vige ancora il diritto comune consuetudinario: la tradizione non solo non è vista come un nemico ma ha un valore legale. Ci distinguiamo poi per la difesa della famiglia: una legge costituzionale del 1986 dice esplicitamente che il matrimonio è fra uomo e donna. E ci aiutano sicuramente le piccole dimensioni della nostra comunità per cui è raro che si viva un’emarginazione e quindi una povertà. Persino le politiche legate all’immigrazione sono attuate con grande serietà. Siamo aperti ma a delle condizioni: che ci si integri e si dimostri di averlo fatto. Quelle elencate sono ricette semplici, salvaguardate dalla tutela delle radici cristiane del nostro Stato. Infine, il contributo del laicato cattolico è coeso fino a riuscire a formulare un documento comune. Complice anche un forte episcopato come quello del vescovo attuale, Andrea Turazzi, e del suo predecessore, monsignor Luigi Negri, che hanno avuto il coraggio di difendere con forza la vita, stimolando sempre alla ricerca di una posizione unitaria del laicato.

Come mai allora il Parlamento ha votato a favore dell’aborto?
Il voto è avvenuto in condizioni di instabilità politica data dalle imminenti elezioni, per cui il Parlamento si è dovuto riunire in via straordinaria. In questo contesto pre elettorale la massoneria sammarinese ha approfittato per condizionare le forze politiche che hanno sempre tutelato la vita. Per questo la Democrazia Cristiana ha dato indicazioni vigorose chiedendo che il voto fosse controllato. Purtroppo però c’è stato chi ha deciso di accodarsi al laicismo individualista non presentandosi in aula.

Dunque vale ancora la pena battersi?
Non solo vale ancora la pena, ma è necessario per amor del vero. Non siamo i soli a farlo. Penso al tentativo spagnolo di provare a porre dei limiti alla legge abortista di Zapatero, alla Polonia che sta discutendo di vietare l’aborto o ai paesi distrutti dalle leggi comuniste che ora, grazie anche alla guida forte della Chiesa ortodossa, difendono la vita e la famiglia: la vera ricchezza di uno Stato, come dimostra il tasso di natalità della Repubblica. A dire che San Marino non è un residuo del passato ma un anticipo futuro.

@frigeriobenedet

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1 commento

  1. Samuele

    A questo punto aspettiamo che qualcuno si metta a sbraitare alle falde del monte Titano….

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