Tentar (un giudizio) non nuoce

Di fronte al massacro di Gaza non posso rimanere indifferente

Di Raffaele Cattaneo
24 Maggio 2025
Non metto in discussione le colpe immense di Hamas, ma quanti dovranno ancora essere sacrificati affinché le nostre coscienze si scuotano?
Jabalia, Striscia di Gaza, 23 maggio 2025 (Foto Ansa)
Jabalia, Striscia di Gaza, 23 maggio 2025 (Foto Ansa)

Quello che sta accadendo a Gaza è un massacro di fronte al quale non si può più tacere. Oggi alzo la voce non per polemica, ma per chiedere che il massacro si fermi e per dire, con rispetto, ciò che credo sia giusto.

Quanti morti, quante donne e quanti bambini dovranno ancora essere sacrificati affinché le nostre coscienze si scuotano? La tragica contabilità dice che oltre la metà delle vittime – stimate tra 50 e 60 mila – siano minorenni. Dobbiamo continuare a far finta di credere che anche i lattanti siano terroristi? Dobbiamo chiudere gli occhi persino di fronte agli spari indirizzati, vicino al campo profughi di Jenin, verso un gruppo di diplomatici, tra cui il viceconsole italiano Tutino?

Non metto in discussione le colpe immense di Hamas e la sua volontà terroristica. Né contesto, ovviamente, il diritto di Israele all’autodifesa, di fronte a chi vorrebbe il suo annientamento. Ma c’è un evidente e gigantesco tema di proporzionalità e di umanità! Nulla può giustificare l’immensa distruzione che vediamo dalle poche immagini che ancora arrivano da dentro la Striscia.

Striscia di Gaza, 13 dicembre 2024 (foto Ansa)
Striscia di Gaza, 13 dicembre 2024 (foto Ansa)

Spirale d’odio e violenza

La mia coscienza si ribella di fronte al tragico conto dei morti civili che ascoltiamo ogni mattina. Il mio cuore non può non pensare all’angoscia delle madri, al terrore dei figli, alla rabbia dei padri e dei fratelli, che altro non farà se non alimentare nuovo odio e ancor più terrore. Questo non significa sostenere Hamas, ma stare dalla parte delle più elementari regole di umanità. Cosa può giustificare il blocco degli aiuti internazionali, fermi da marzo, che sta affamando decine di migliaia di persone? Il fatto che possano finire nelle mani di Hamas? Ma un popolo messo in ginocchio fino a questo livello di disperazione cosa avrà da perdere, se già sta perdendo la vita? Perché dovrebbe sostenere chi lo ha precipitato in questo baratro? Vediamo già le proteste di piazza contro Hamas. E, al tempo stesso, perché dovrebbe favorire la pace con chi lo sta massacrando? Questa spirale di odio e violenza non potrà che generare altro odio e altra violenza.

È così evidente che persino un bambino lo capirebbe. Solo la cecità di un’ideologia messianica che nulla ha a che vedere con il Dio della Bibbia può impedire di riconoscerlo. Né l’interesse alla sopravvivenza politica di un governo può giustificarlo in alcun modo. Anche gli Stati Uniti si sono difesi dall’attacco di Al-Qaeda, ma non hanno distrutto il Pakistan per colpire Osama Bin Laden. Anzi, hanno atteso mesi per attaccare persino il suo rifugio, perché non erano certi della sua presenza. Anche l’Italia e l’Europa hanno combattuto e combattono attivamente il terrorismo, ma colpiscono le cellule dei terroristi, non massacrano i civili.

Rafah, Striscia di Gaza (Ansa)
Rafah, Striscia di Gaza (Ansa)

Si fermi l’invasione

“Due popoli e due Stati” è la prospettiva di pace che le Nazioni Unite reclamano fin dal 1947 con la Risoluzione 181 e molte altre in seguito. Ma affinché ci possano essere due Stati devono continuare a esistere due popoli. E nessuno più di Israele dovrebbe comprendere che il diritto di un popolo a esistere viene prima dell’esistenza del suo Stato. Sono loro, è innanzitutto la loro storia e il loro sacrificio che lo ha insegnato al mondo. Per questo oggi è ancor più grave quanto sta accadendo, proprio per mano di Israele, che rimane un popolo amico.

Ma ciò non può impedirmi di gridare a gran voce: “Ora basta!”. Tacciano le armi, si fermi l’invasione, si riaprano gli spazi di un dialogo che la violenza ha troncato — spero non per sempre. Si ritorni a rendere possibile pronunciare quella parola che oggi sembra impossibile: Shalom, pace! È un compito di chi governa, ma è innanzitutto una responsabilità di ciascuno. Come recita la grande scritta a caratteri cubitali sul muro del Memoriale del Binario 21 — quello da cui, nella stazione Centrale di Milano, partivano i treni di ebrei deportati verso il loro tragico destino — indifferenza è la parola che descrive chi è più colpevole. Di fronte al massacro di Gaza non posso più rimanere indifferente. E voi?

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