Il Pdl perde clamorosamente a Milano contro il Pd, il Terzo Polo non ride – Rassegna stampa/1

Di Redazione
17 Maggio 2011
E' sonora la sconfitta del Pdl a Milano, dove la Moratti insegue il candidato delle sinistre Giuliano Pisapia. Il Pd guadagna consensi a Milano, vince senza brillare a Torino e Bologna e perde pesantemente a Napoli. L'estremismo giova agli estremisti ma tornando a parlare di politica la Moratti può vincere il ballottaggio a Milano

“Inutile cincischiare: il bersaglio grosso delle amministrative era Milano e il centrodestra l’ha fragorosamente mancato. Ci sarà un ballottaggio difficilissimo e sarà Letizia Moratti a dover inseguire il candidato delle sinistre, Giuliano Pisapia” (Foglio, p. 3).

Una campagna elettorale all’insegna dei pochi contenuti e dei tanti estremismi non ha giovato al candidato sindaco del Pdl. “Il colpo potrà essere assorbito e restituito con gli interessi, certo, ma la gelida chiarezza dei numeri ora induce a fermarsi su una questione centrale: se e come verrà messa in discussione una campagna elettorale estremizzata all’inverosimile” (Foglio, p. 3).

Il Pd canta vittoria grazie al risultato di Milano. A Torino e Bologna non brilla e incassa una sonora sconfitta a Napoli, dove il candidato Morcone non andrà al ballottaggio, al quale invece si presenterà De Magistris dell’Idv. Indecidibile, come nelle attese della vigilia, l’incidenza del Terzo Polo. Deludenti a Milano, ma vispi e forse decisivi a Napoli in vista del ballottaggio. (…) Ci sono però due corone d’alloro appoggiate su altrettante teste calde che rivelano più di qualcosa: De Magistris (a Napoli) e Beppe Grillo (un po’ dappertutto) sono i protagonisti di una scombinata e spettacolare marcia di conquista nel cuore ondivago di un crescente consenso protestatario” (Foglio, p. 3).

L’estremismo giova agli estremisti. Compreso evidentemente il nichivendoliano Pisapia, un miscuglio di profetismo altermondista borghese e minoritario, miracolato dalle intemerate demenziali dei suoi avversari. Non sappiamo se a Milano sarebbe bastato fare e dire cose politiche per confermarsi al primo turno, ma il Cav. e i suoi non ci hanno nemmeno provato” (Foglio, p. 3).

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