Napolitano: «Apriremo un’ambasciata palestinese a Roma»

Di Redazione
16 Maggio 2011
L'annuncio arriva al termine del colloquio con il presidente Abu Mazen a Betlemme. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha sottolineato come il ruolo italiano sia fondamentale nella «costruzione della pace tra Israele e popolo palestinese». Ha parlato anche dell'eventualità di un cessate il fuoco in Libia: «Prima vogliamo i fatti da Gheddafi»

L’Italia ha deciso che la delegazione diplomatica permanente dell’Autorità nazionale palestinese a Roma diventerà un’ambasciata. Lo ha annunciato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine dei colloqui a Betlemme con Abu Mazen, presidente dell’Anp.

All’annuncio un grande applauso si è alzato da parte della delegazione palestinese. Il passo, ha precisato Napolitano, avviene «in piena amicizia con Israele». «Vogliamo che l’Italia sia sempre più un ponte tra l’Europa e il mondo arabo», ha spiegato il capo dello Stato, che oggi ha visitato i territori palestinesi dopo essersi incontrato ieri con i vertici dello Stato di Israele.

«Siamo sempre fortemente impegnati per la costruzione della pace tra Israele e il popolo palestinese che porti alla creazione di uno Stato palestinese indipendente accanto ad Israele» secondo la formula «due popoli due Stati». Una formula, ha aggiunto, che è stata «riconosciuta dal governo israeliano», ed ora si tratta di «farne discendere una serie di accordi che portino a questa realizzazione». «Ci auguriamo che i prossimi mesi siano fecondi per il rilancio della prospettiva negoziale», ha concluso.

Il presidente Abu Mazen, visibilmente soddisfatto, si è soffermato sulle prospettive del dialogo con gli israeliani chiedendo che cessi la politica degli insediamenti che «impediscono che si possano cogliere le attuali occasioni» di pace. Il governo israeliano deve capire «che il popolo palestinese non può sparire e che si è presentata una soluzione storica». Quanto all’Italia, la decisione di oggi si pone nella scia di una profonda amicizia dimostrata con gesti «che non potremo mai dimenticare».

Il presidente Napolitano si è poi soffermato sull’eventualità di un cessate il fuoco in Libia, considerabile solo se Gheddafi dovesse mantenere le promesse, finora disattese, di non bombardare la popolazione civile libica. «Se a queste promesse seguiranno i fatti, ne terranno conto tutti i paesi che hanno risposto all’appello contenuto nella risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite» ha concluso.

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