
Arriva l’Ora Tour di Jovanotti e il Forum di Assago esplode
«Il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi, io e te», recita il ritornello di uno dei pezzi del nuovo album “Ora” di Jovanotti. Lorenzo stesso e il suo pubblico sono un grande spettacolo, viene da aggiungere, nel dare uno sguardo d’insieme alla platea così variegata che ieri sera era al Forum di Assago per la tappa milanese dell’Ora Tour. Gente di tutte le età, dal cinquantenne ancora in tenuta da ufficio a un bambino di un paio d’anni sulle spalle del papà, dalla mamma con la figlia adolescente, alle trentenni che con la musica di Lorenzo hanno scandito gli anni del liceo.
Jovanotti è cresciuto. Talmente cresciuto che chiamarlo con il suo nome d’arte fa quasi impressione, quel ragazzo lì di 44 anni che fa il saltimbanco da una parte all’altra del Forum, (seconda tappa quella di ieri sera, prima di quelle del 13 e 14), vestito di tutto punto, ma con scarpe glitterate, elegante pure in total arancio, come se nei panni dell’ospite si sentisse in dovere di esserlo, di fronte a un palazzetto in cui non c’è una sedia libera.
Affiancato dall’inseparabile bassista occhialuto Saturnino (fasciato in un vestito dorato) e da altri musicisti alla sua altezza, ha percorso la scaletta senza problemi. A fare lo spettacolo è anche stato anche il contorno scenografico. Da una parte una parete di luci a intermittenza e a momenti colorate in maniera differente, dall’altra un megaschermo come occhio che si apriva e si chiudeva a seconda di quello che doveva mostrare, fosse un inaspettato Piero Angela che spiegava il Big Bang all’inizio, o le immagini di un Lorenzo bambino mentre sul palco si eseguiva “Quando sarò vecchio”.
Una sequenza di brani che non ha scontentato nessuno, c’erano quasi tutti i suoi pezzi più celebri, o meglio, più emozionanti. Inutile dire che su “A te” hanno tutti tirato fuori il telefonino dalla tasca per chiamare la dolce metà, che “Bella” ha fatto sgolare chiunque e che “Ragazzo fortunato” ha riportato ai Novanta, alle bandane e agli zaini Invicta.
Insomma, bravo Lorenzo. Sopratutto quando umile dici «io sono qui per fare l’unica cosa che so fare, cioè fare musica, non discorsi. E a darvi un po’ di allegria, che in questi tempi è la cosa più difficile da conservare».
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