
Il Natale è il momento in cui ogni uomo domanda di ritrovare la memoria della propria vera nascita

La verità è che l’uomo d’oggi non se lo dice, forse di dirselo ha vergogna, ma sente una terribile nostalgia di tornare a casa; alla casa del Padre. E allora la Madre è lì, con Cristo, a formare la capanna, la casa, la Chiesa. Da lì, come dicevo prima, credo che l’uomo potrebbe cominciare una riscoperta totale. Comunque la riscoperta totale, per noi «figli», non può non passare da Maria, dalla Madre, di cui noi cristiani ci siamo invece dimenticati o addirittura vergognati. Pensa, ci siamo vergognati di lei, la nostra Mamma.
Del resto ci siamo dimenticati e vergognati anche del Natale. Invece, questo è proprio il momento in cui l’uomo disperato domanda di ritrovare il Natale; di ritrovare la propria nascita; la memoria della propria vera nascita. Allora le liturgie dimenticate o tralasciate diventano colpe spaventose. Noi non calcoliamo, credo, cosa determini, consciamente e inconsciamente, la liturgia effettuata e partecipata; la liturgia che la comunità vive totalmente. Lo dico al di là di quello che, ogni volta e nella sua somma, storicamente noi possiamo vedere e sapere. Intendo riferirmi alla diffusione di Grazia che è nella liturgia della Chiesa. Ecco, io credo che sia una grossa colpa averne dimenticato e come confinato i momenti effusivi.
Per tornare al Natale, che della liturgia è il momento effusivo per eccellenza, il momento della nascita di Cristo, la capanna, la casa; ecco, oggi, nel suo profondo, l’uomo non desidera che questo. Va via di casa perché la casa non è più «la casa»; perché gliel’hanno dissacrata; perché gliel’hanno ridotta a niente. Avrà dei locali più decenti la casa, ma ne han tolto la memoria di che cos’è per l’uomo; la capanna, intendo; la cascina; e dentro quella, la casa assoluta della nostra storia: la Chiesa. Questo, invece, è il momento in cui l’uomo geme nella nostalgia di riavere la propria vera casa e di ripercorrere e di ritrovare fino in fondo il suo vero e proprio Natale: il Natale di Cristo.
Credo che questi momenti, proprio perché sono i più umili, i più affranti, i più preda della retorica e del rischio, siano anche quelli che andrebbero recuperati tutti e interi; recuperati e riportati qui, nel gemito, nell’urlo, nella disperazione, nella demenza dell’uomo moderno. E come rischiarare la demenza, come liberarla se non gli fai ritrovare il senso di quel primo momento, di quel primo vagito, e poi il senso che è dentro, legato strettissimamente, il senso del primo vagito di Cristo, cioè di Dio che per darci memoria s’è fatto uomo? Neanche la Passione credo si possa leggere completamente se non si partecipa fino in fondo il Natale; la realtà che è il Natale. Lui dalla croce ha detto: «Madre, ecco tuo figlio»; cioè ha ricomposto il cerchio della famiglia, della capanna, della casa; della Chiesa: il cerchio del Natale. Lì è il nodo di tutto: la richiesta di questo ritorno a casa, che è la riconquista della memoria e anche della possibilità della meta.
Allora tutta la strada che dovremo percorrere, tutto il dolore che ci sarà lungo questa strada, perché al punto in cui siamo sarà una strada dura e dolorosa, allora, se tu hai sempre presente il momento in cui nella storia è nato Cristo, il momento della storia in cui Dio ti ha fatto nascere, il momento in cui sei nato, se lo hai sempre presente, hai in te la ragione totale, quindi la ragione affettiva, il calore e la forza per percorrere questa strada.
Non credo che ci si possa illudere; sarà una strada faticosissima quella che permetterà che l’uomo si riconsegni a Cristo, ma mi pare che il momento dell’origine vi sia fondamentale. Perché è il momento dell’origine di tutti i giorni, di tutte le ore, di tutti i minuti. È come quando si dice una preghiera; se tu quando la dici, non ripetendola, ma ripercorrendone l’origine, la riporti al suo Natale, tutto ti diventa nuovo; tutto rinasce. Allora, in questo senso, il Natale è fare che ogni giorno, ogni minuto, ogni parola che dici, ogni gesto che compi, la fatica che fai, il lavoro che svolgi, i figli che tiri su, i figli che non hai a cui cerchi di dare quello che daresti ai tuoi figli, si rinnovi, diventi, veramente ogni volta Natale, annuncio, notizia, ma notizia incarnata nell’incarnazione di Cristo; dunque notizia reale, totale.
Giovanni Testori a Luigi Giussani, Il senso della nascita, 1980
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2 commenti
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Grazie per questi pensieri , torneremo a parlare da fratelli un giorno? Credo sarà possibile riconoscendo ci tutti eguali!