1996. Wembley è in delirio per Gazza, ma l’Inghilterra è un team maledetto

Di Emmanuele Michela
06 Giugno 2012
Gascoigne sigla un euro gol e regala l'esordio migliore ai suoi contro la Scozia. Ma l'enorme attesa inglese per l'Europeo casalingo è costretta a rimanere delusa.

“Verso gli Europei” dedica oggi un articolo ad una grande partita della rassegna del 1996: Inghilterra-Scozia. Un match deciso dalla prodezza di un grande e istrionico campione, Gazza Gascoigne.

“Football comes home”: lo slogan di Euro ’96ricorda a tutto il Vecchio Continente il ritorno del calcio ai suoi lidi natii. Se di mezzo c’è pallone, anche il giugno inglese sa rivelarsi torrido, specie se la nazionale di casa ha sempre fatto grande fatica tra Europei e Mondiali. Come due anni prima, quando i Three Lions non riuscirono inspiegabilmente a qualificarsi per Usa ’94. O come nel ’92, quando all’Europeo di Svezia furono sbattuti fuori dalla fase a gironi, arrivando ultimi con solo un gol fatto. È un po’ la maledizione degli inglesi: vantano orgogliosamente l’origine di questo straordinario sport, e gelosi difendono il primato di campionato più bello del mondo, ma le delusioni che la loro nazionale ha concesso superano le gioie.

Comprensibile quindi l’enorme attesa con cui Oltremanica aspettano l’Europeo: agli ordini di Venables ci sono alcune stelle di cui è ragionevole fidarsi. Adams, Ince, Platt, Gascoigne, Shearer, Pearce, Fowler, McManaman… E c’è un’immagine che, più di qualsiasi discorso, fa capire l’aspettativa che c’è in patria per questa competizione: è quella del cantante scelto per intonare l’inno inglese prima del match contro la Germania. La musica parte, e lui accenna le prime note: ma l’urlo di Wembley copre la sua voce amplificata, continuando a cantare anche dopo che la banda ha smesso di suonare.

È il loro Europeo, una competizione che assume ancora più valore se il secondo match in programma vede i sudditi di Sua Maestà contro i rivali scozzesi. Manco a farlo apposta, arena dell’incontro è lo stadio di Wembley, che ben conosce i rudi metodi di questi ospiti: nel ’77 i tifosi della Tartan Army celebrarono una vittoria della loro squadra nella finale del torneo Interbritannico devastando il terreno sacro londinese. Difficile quindi che qualche inglese possa anche solo ammettere idealmente che il nemico possa transitare indenne da Londra.

Quel match è entrato di diritto nella storia degli Europei perché a dieci minuti dal termine è stato un giocatore unico nel suo stile come Gascoigne a inventarsi un gol incredibile. Il vantaggio di Shearer pareva troppo risicato a Gazza, che sul lancio lungo del suo portiere s’inserisce in un varco aperto nella difesa ospite, riceve il pallone al limite dell’area e si libera del biondissimo capitano scozzese Hendrie con un delizioso sombrero di sinistro; il suo bolide al volo di destro è semplicemente perfetto, ed è benzina sul fuoco di Wembley, libero di esultare. Precisione, classe e potenza: stupisce pensare a queste tre doti così ottimamente mixate in un giocatore istrionico e duro come Gazza.

L’avventura inglese sarà però sfortunata: traballerà ai quarti con la Spagna, riuscendo a superare il turno solo ai rigori, mentre dovrà arrendersi in semifinale, sempre dai tiri dagli undici metri. Tra l’incredulità di tutta la nazione, l’errore di Southgate consegnerà le chiavi della finale alla Germania, poi vincente sulla Repubblica Ceca. E confermerà che i Three Lions saranno pure gli inventori del calcio, ma nelle grandi competizioni sono maledettamente costretti a deludere. Chissà se quest’anno potranno riscattarsi.

 

Gli altri articoli della serie “Verso gli Europei”:
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– Euro 2004. Nessuno avrebbe mai scommesso sulla Grecia (tranne Emilio Fede)
 Euro 2000. Il battesimo europeo del Portogallo passò sul cadavere dell’Inghilterra
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