«Erdogan vuole sabotare il centenario del genocidio armeno». Serzh Sarksyan, presidente dell’Armenia, non ha risparmiato critiche e ha attaccato esplicitamente il presidente della Turchia perché «cerca di ostacolare la celebrazione del centenario del massacro».
IL GENOCIDIO. Il 24 aprile 1915 cominciò la campagna dei Giovani turchi, che sterminarono il popolo cristiano armeno, che abitava quella terra da prima dell’arrivo dei musulmani, uccidendo almeno un milione e mezzo di persone. L’obiettivo era quello di ridurre in ogni regione di almeno il 90 per cento la popolazione armena, colpevole agli occhi dei nazionalisti di non essere turca. Così, in poco tempo, gli armeni furono decimati passando da due milioni ai 60 mila circa odierni.
«1915, ANNO BENEDETTO». La Turchia non ha mai ammesso l’esistenza del genocidio, che ha preceduto quello degli ebrei ad opera dei nazisti di appena 30 anni, e secondo un recente sondaggio solo per il 9,1 per cento dell’attuale popolazione turca si è trattato di genocidio. Il 24 aprile è perciò una data molto sensibile, come dimostrato dalle scritte che pochi giorni fa sono comparse sui muri della chiesa armena Surp Astuanzazh, in un quartiere di Istanbul: «1915, anno benedetto». E ancora: «Che cosa importa se siete tutti armeni quando Ogün Samast è uno di noi?». Ogün Samast è l’assassino del giornalista turco di origine armena Hrant Dink.
LA CONTRO-CERIMONIA. L’Armenia ha organizzato per il 24 aprile una grande commemorazione, invitando nella capitale Erevan quasi tutti i capi di Stato e governo del mondo. Il presidente turco Erdogan, invitato alla cerimonia, ha declinato l’invito e organizzato per il 24 aprile una contro-cerimonia per celebrare la campagna di Gallipoli, durante la quale la Triplice intesa cercò (inutilmente) di conquistare Costantinopoli durante la Prima guerra mondiale. Peccato che la campagna cominciò con raid aerei il 19 febbraio e l’invasione di terra avvenne solo il 25 aprile.
L’AFFRONTO TURCO. Con un atto sfrontato, la Turchia ha invitato anche i leader armeni a partecipare alla commemorazione. «La campagna di Gallipoli non è né cominciata, né terminata il 24 aprile», si è lamentato il presidente armeno, Sarksyan, rifiutando e accusando i turchi di voler nascondere il centenario del genocidio. «Questo danneggia la nostra nazione».
COSA FARÀ RENZI? Tutti i leader del mondo sono stati invitati sia in Turchia che in Armenia. Si ritroveranno quindi a scegliere se recarsi a Erevan, mostrando solidarietà alle vittime del genocidio, oppure a Istanbul, per la soddisfazione dei carnefici. Il premier inglese David Cameron ha già annunciato che non si recherà in Armenia, «pur comprendendo la grande importanza del centenario». È già occupato: quel giorno sarà in Turchia. Che cosa farà invece il premier Matteo Renzi? Non l’ha ancora annunciato.
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