Renzo Puccetti, oltre ad essere un bravo medico e un docente di bioetica preparato, è un amico. La realizzazione di un docu-film sull’Humanae Vitae è nata così, dopo aver letto il suo libro I veleni della contraccezione (Edizioni Studio Domenicano, 2014).
Il testo è impressionante, 450 pagine con bibliografia sontuosa, ma non si inceppa mai. Denso di contenuti, ma avvincente. Fa riflettere su molte cose: storia recente della Chiesa, sfacelo etico della nostra realtà sociale, distruzione dell’umano.
Renzo, gli chiesi, ma dove l’hai trovato il tempo? «La sera, a volte la notte, in ogni ritaglio. Pagina, dopo pagina, capivo che dovevo scavare, andare a fondo. Perché, a mio avviso, è una questione fondamentale. Tre anni di lavoro me ne hanno dato conferma».
Ne parlammo insieme un giorno della scorsa primavera, gli dissi: Dobbiamo farne un film! Lì, per lì Puccetti si mise a ridere, ma subito disse che sì, gli sembrava una buona idea. Affidandoci alla Provvidenza, e condividendo l’idea con altri amici della neonata associazione Vita è, iniziammo l’avventura. L’obiettivo è molto semplice: avvicinare le persone ad un tema e a una storia che molti vorrebbero mettere nel dimenticatoio, ma che in realtà è una profezia.
«L’enciclica – ci dice Puccetti – fu fedele, drammatica, coraggiosa, profetica, semplice, di carattere dottrinale e pastorale. La cancellazione della procreazione nell’atto coniugale aveva come obiettivo quello di ridurre il sesso ad una mera attività banalizzante, ad un gioco irresponsabile». Secondo il cardinale Carlo Caffarra l’espulsione e banalizzazione della sessualità nei casi seri della vita, «è una ideologica negazione della realtà dell’essere umano che nella sessualità ha una privilegiata estensione esteriore della propria interiorità».
Anche la relazione finale del sinodo sulla famiglia dell’ottobre scorso parla di Humanae Vitae. «Va riscoperto – si legge al n°58 – il messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità». Come a dire che la sessualità umana è, appunto, parte di quella dignità che occorre custodire per non distruggere l’umano. Al termine del film c’è una frase di papa Francesco che pronunciò nella famosa intervista al Corriere della Sera del 5 marzo 2014, quella sul ruolo profetico di Paolo VI nell’opporsi al neo-malthusianesimo presente e futuro. Sappiamo come quella frase è tornata di stretta attualità dopo il recente viaggio papale in Sry Lanka e Filippine, dove il Papa, al di là delle polemiche, ha ribadito e confermato proprio il ruolo profetico di questo enciclica del Beato Paolo VI.
Il Beato Paolo VI promulgò l’enciclica nel luglio del 1968, anno carico di significati sotto molti aspetti, un anno che nel bene e nel male ha segnato un epoca. Eravamo in piena rivoluzione sessuale, una rivoluzione antropologica, più che economica, culturale, più che sociale. Forse ne stiamo ancora pagando gli eccessi e le filosofie. Quell’aria spirava soprattutto nelle piazze, ma si infilava anche nelle sagrestie, lo stesso Paolo VI ebbe l’ardire di parlare del «fumo di Satana» che si era introdotto fin nei sacri palazzi. Humanae Vitae fu accolta con molta durezza anche dentro la Chiesa, non a caso fu l’ultima enciclica di papa Montini. Considerata oscurantista, ancora oggi è avversata e qualcuno vorrebbe abbandonarla. Molti hanno fatto, e continuano a far finta che non ci sia. Paolo VI parlò contro le valutazioni maggioritarie della Commissione consultiva, contro l’opinione pubblica, a volte contro alcune parti della sua stessa Chiesa, convinto che quando si tratta di verità e di amore non è una maggioranza che può stabilirne i confini.
Ecco perché il docu-film si intitola “Inattesa”. Nessuno se lo aspettava, ma Paolo VI seppe guardare oltre. Più avanti, non indietro.