Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Due settimane in spiaggia sono una bella scuola di umanità. Dove ero io brulicavano famiglie e marmocchi rumorosi. Un giorno, una di queste madri ha fatto una filippica esagerata ad un suo figliolo, non so per quale marachella. S’accalorava con una veemenza tale che, sono sicuro, sarebbe piaciuta al signor Chesterton.
Grazie alla nostra Annalisa Teggi e a Marco Sermarini, infatti, è appena uscito in libreria Radio Chesterton (Rubbettino), una raccolta degli interventi dello scrittore inglese alla Bbc tra il 1932 e il 1936. È il solito GKC, luminoso e paradossale, che si lancia nell’elogio dei fossi e della birra, del Medioevo e dei botti, contro ogni piagnisteo, superficialità e illogicità moderna.
Più d’ogni altra, è attuale la sua conversazione del 1935 con Bertrand Russell che sosteneva la tesi secondo cui «i genitori sono inadatti per natura a crescere i propri figli». A madri incapaci, argomentava il filosofo ateo, andrebbero sostituiti gruppi di esperti che, con maggior profitto, potrebbero allevare i pupi.
A tali teorie, GKC opponeva la constatazione che non v’è funzione sociale più preziosa di quella di una madre che s’occupa del figlio fino al punto di poter sbottare: «Ma che s’impicchi!». E poi, sebbene non lo meriti, continuare a badare a lui per il solo fatto di amarlo. Un po’ come ho visto fare a quella donna sulla spiaggia che, dopo la biblica ramanzina, ha allungato una moneta al reprobo: «E ora comprati il gelato. E, bada, se non lo mangi tutto, stasera salti la cena».