Dopo la nota di Comunione e Liberazione, il Corriere della Sera ha registrato le opinioni di Maurizio Lupi, Mario Mauro e Raffaello Vignali.
Scrive il Corriere che «c’è chi interpreta il documento come un monito per quegli esponenti cresciuti nella comunità di don Giussani che stanno prendendo strade differenti» (Mauro con Monti, Lupi con Berlusconi, per intendersi). «Nessuna presa di distanza – dice Lupi al Corriere – ma come sempre forte gratitudine per il richiamo alla ragione per cui ho scelto di fare politica. È il richiamo di Benedetto XVI: l’intelligenza della fede che diventa intelligenza della realtà. Non è una presa di distanza ma il richiamo a una fede che abbraccia la realtà». Divisioni? «Spetta a noi – dice ancora Lupi – continuare a desiderare un’unità di giudizio, ma questo non è compito di Cl, è compito nostro e della nostra libertà».
Anche secondo Mauro, «non è la prima volta che personalità cresciute all’interno del movimento assumono posizioni differenti in politica. Più volte sono stato candidato in Forza Italia e più volte ho corso nello stesso collegio dove era candidato Rocco Buttiglione. Non è questa la preoccupazione contenuta nel documento. Ritengo che la cattiva abitudine dei media di targare questo o quel politico come ciellino richiedesse un chiarimento di questo genere. È pertinente che i cattolici tentino unità su un oggetto così complesso come è la politica. È possibile perché per chi ha la fede l’unità viene prima di tutto. Non l’ho sentita come una presa di distanza dalle mie scelte, ma come un giudizio che entra dentro la carne di ognuno di noi che ci siamo presi l’onere e l’onore della responsabilità civile e politica. La verità è che c’è bisogno di un lavoro enorme e le parole di Cl mi aiuteranno moltissimo».
Per Vignali, «don Giussani pesava le parole. Quando parlava di “irrevocabile distanza critica” del movimento dalla politica, intendeva una cosa ben precisa. “Critica” nel senso di giudicare, di giudizio. E la parola “distanza” la usava in questo contesto: per vedere bene un quadro ci vuole la giusta distanza. Non mi sono sentito scaricato dal documento di Cl. Anzi. mi sento confermato nella mia scelta».
Anche Alberto Savorana, capo ufficio stampa del movimento, ha spiegato al Corriere le ragioni della nota: «Siamo chiamati al voto in una situazione molto fluida con tanti schieramenti e il movimento è tirato un po’ per la giacca da una parte e dall’altra, quasi che il fenomeno Cl sia un coacervo di posizioni politiche che devono trovare un accordo. Non è così, l’unità di Cl è l’educazione alla fede»