A catturare l’attenzione tra i vari artisti presenti, Mario Sironi con il suo Venere dei porti (1919) – collage di respiro metafisico realizzato con carta da spolvero, di libro e giornale -, Gabriele de Vecchi e la Scultura da prendere a calci (1960) che invita lo spettatore a intervenire sull’oggetto modificandone l’originale forma di parallelepipedo in schiuma di poliestere, Rossogiallonero (1968) di Carla Accardi, dove i suoi famosi segni vengono tracciati con un pennello a colori acrilici fluorescenti su un supporto in sicofoil, e Alexander Brodsky con Coma (1955), una composizione con terra cruda, ferro, zinco, olio da motore e taniche completata da video a tre canali che fa riflettere sulla decadenza e sulla perdità dell’identità delle metropoli contemporanee.