Le banche del web falliscono ma il Bitcoin è inaffondabile? Più o meno è quello che pensa il portavoce del Tea Party Italia, Giacomo Zucco, che a tempi.it dice di avere pochi dubbi sui vantaggi e sul futuro della moneta virtuale. «I fallimenti delle piattaforme di scambio non mettono in discussione il protocollo Bitcoin. Anzi, le procedure di una “banca del web” come Mt.Gox, che è stata derubata forse di 35o milioni di dollari, si sono rivelate fallimentari proprio perché contrarie al protocollo Bitcoin».
Cosa significa “protocollo Bitcoin”?
Uno dei punti forti del Bitcoin è che ogni singolo utente ha la sua chiave privata con cui gestisce il suo portafoglio e le transazioni con altri utenti. L’idea è che non ci sia alcun intermediario fra i due utenti. Nessuna banca. Ognuno è banca di se stesso.
Ognuno è la banca di se stesso?
Sì. Non c’è bisogno di una banca dove depositare i Bitcoin. Sono i nodi della rete a creare denaro secondo un algoritmo decrescente e distribuirlo ai vari dispositivi. Tuttavia, per facilitare gli scambi fra aziende e utenti, che costano tempo, e per incrociare la domanda con l’offerta, si sono create piattaforme di scambio che vengono però usate malamente. Gli utenti lasciano il loro denaro nel portafoglio di queste piattaforme, che a quel punto funzionano come vere e proprie banche. Si tratta di una sorta di prestito fiduciario. Ma non rientra nell’idea innovatrice di Bitcoin. Non funziona così il protocollo. Inoltre quelle piattaforme non sono tutelate come le banche normali e il denaro degli utenti, in caso di furto, viene perduto. Comunque chi tiene i propri risparmi per molto tempo su quelle piattaforme, molto spesso – e lo dico senza alcun intento morale -, è perché vuole speculare sugli scambi.
Quindi è colpa degli utenti se perdono i propri bitcoin e non del sistema?
Bitcoin si fonda sul fatto che non esista un ente fiduciario, una banca che detenga il denaro versato dal proprietario. Se un utente vuole diminuire il rischio che i suoi bitcoin siano derubati, non dovrebbe versarli in una banca del web, che ha accumulato nel suo portafoglio milioni di dollari e rischia attacchi informatici. Quello che dico a chi possiede bitcoin è: “Non lasciateli nelle piattaforme di scambio e, se volete scambiarli, fatelo privatamente oppure teneteli nelle piattaforme di scambio ma solo per poco tempo, quanto basta per le operazioni”.
Mt.Gox non ha offerto molte garanzie di sicurezza ai suoi utenti. Non è un problema che riguarda anche i bitcoin custoditi nei computer privati?
Che quella banca avesse problemi di sicurezza è risaputo. Con Mt.Gox non è però fallito il sistema Bitcoin ma una banca di tipo tradizionale derubata da ladri che l’hanno presa di mira per il suo ricco portafoglio. Gli hacker possono rubare i bitcoin anche dal mio computer, però avrebbero poco da guadagnare rispetto a una banca, che è un bersaglio grosso.
Non pensa che abbia un qualche peso il fatto che Mt.Gox facesse parte dei fondatori della fondazione Bitcoin?
Ha sicuramente un risvolto negativo, è una cattiva pubblicità. Ma nulla di più. Perché nemmeno la fondazione ha modo di controllare i bitcoin. La fondazione Bitcoin è un ente privato che non gestisce in alcun modo il sistema, che è open source, e può essere modificato significativamente soltanto se tutti i suoi milioni di utenti sono univocamente d’accordo.
Il sistema è al sicuro, quindi?
Non è manipolabile da nessuno. Basta tenere i propri bitcoin in un portafoglio non connesso alla rete e tirarli fuori soltanto per scambiarli, come avviene normalmente con le banconote.