Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e quello tedesco dell’Economia Sigmar Gabriel hanno preso entrambi le distanze tra sabato e domenica dalle parole del nuovo segretario della Nato Jens Stoltenberg, che «ha minacciato guerra» nel caso in cui la Russia di Vladimir Putin non cambi atteggiamento verso l’Ucraina.
ESPANSIONE DELLA NATO. Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera, ha ricordato che «l’Ucraina non fa parte della Nato. E l’Italia dà per scontata questa non appartenenza anche per il futuro». Anche Mosca lo dava per scontato ma il timore è proprio che Kiev finisca per unirsi all’Alleanza, come hanno già fatto nel 2004 le ex repubbliche sovietiche di Lituania, Estonia e Lettonia. Sarebbe un brutto colpo per Mosca, che nel 1990 aveva incassato le solenni promesse occidentali che la Nato non si sarebbe mai espansa a est verso Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Espansione avvenuta nel 1999.
«GARANZIE PER LA RUSSIA». Il ministro italiano ha anche aggiunto che al conflitto ucraino «non esistono soluzioni militari. Certo c’è preoccupazione per i rischi di escalation. È stata messa in campo una strategia, con misure e sanzioni, cui l’Italia partecipa con coerenza e trasparenza assolute, senza accettare lezioni da alcuno. Credo però sia evidente a tutti che accanto alla necessaria fermezza, occorra tenere aperti tutti i canali diplomatici e cercare una soluzione politica in grado di garantire l’autonomia dell’Ucraina, ma anche il ruolo di un grande Paese come la Russia».
«MINACCE NATO NON AIUTANO». Ieri il ministro tedesco Gabriel ha aggiunto, come riportato da Reuters: «Non vedo come le minacce della Nato possano aiutarci ad andare avanti dal punto di vista economico. Renderanno solo la situazione più difficile». Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha aggiunto che la pressione economica sulla Russia «è già immensa» e che non pensa che l’Unione Europea appoggerà nuove sanzioni.
CONTRO NUOVE SANZIONI. Questa affermazione è giustificata dalle posizioni di diversi altri paesi. Al G20 appena terminato, Parigi si è accordata con Mosca perché i loro «rapporti non vengano minati dalle sanzioni». Austria, Grecia e Cipro sono da sempre riluttanti ad approvare nuove misure, chieste a gran voce soprattutto da Stati baltici, Inghilterra, Polonia e Svezia. Anche Lussemburgo, Slovacchia, Ungheria e Slovenia hanno frenato sulla possibilità di colpire ancora Mosca, mentre il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, ha dichiarato: «Bisogna capire che c’è una guerra civile in Ucraina. Dobbiamo far sì che gli ucraini si accordino tra di loro. Fino a quando imporremo sanzioni alla Russia non ci sarà nessun vincitore».