La Chiesa non è solo quella dei palazzi, c’è un popolo di credenti che vive una fede sincera e fervente. E colpisce oggi che quel “gregge”, mentre la crisi economica imperversa e la Santa Sede presenta buchi di bilancio non indifferenti, apra più generosamente di prima le proprie tasche per sostenere la Chiesa in difficoltà.
Infatti, mentre la Santa Sede presenta un bilancio di circa 14 milioni di disavanzo, il canone, ossia il contributo delle diocesi di tutto il mondo alle attività della Santa Sede, è aumentato passando da 27,3 a 32,1 milioni di dollari. E anche le offerte all’Obolo di San Pietro, destinate alle attività caritative del Pontefice, sono passate da 67,7 a 69,7 milioni di dollari. Per finire, i contributi dei vari istituti religiosi e fondazioni sono aumentati in un solo anno del 74 per cento.
Se il bilancio della Santa Sede è andato in rosso, ha spiegato il portavoce del Vaticano padre Federico Lombardi, è per via «della crisi dei mercati finanziari» e dei «capitoli di spesa più impegnativi relativi al costo del personale e ai mezzi di comunicazione sociali», con introiti provenienti dalle proprietà immobiliari «inferiori a quelli degli anni precedenti». Ad evitare, però, che il bilancio fosse ancora più negativo è stato lo Ior, che ha versato come ogni anno il suo contributo e che nel 2011 ha dato alle casse vaticane 49 milioni di euro. Lo Stato vaticano ha invece chiuso in attivo: «Particolarmente positivo – ha spiegato ancora Lombardi – l’apporto dato dai musei Vaticani, i quali hanno prodotto ricavi che passano da 82 milioni e 400 mila euro nel 2010 a 91 milioni e 300 mila, per un totale di più di 5 milioni di visitatori che fanno dei musei Vaticani una delle istituzioni più importanti a livello mondiale».