Voi odiatori ve le meritate le porte chiuse, la sospensione e pure la quarantena
Articolo tratto dal numero di marzo 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Mentre scrivo queste poche, sporche e inutili righe, il coronavirus impazza attorno a me con il nome di Covid-19. Mi vengono in mente quei giocatori brasiliani che cambiavano il cognome così non si capiva che avevano 36 anni invece di 22. Il virus, bastardo dentro e fuori, cerca di depistarci.
Becchiamo botte dalla vita, da destra e da sinistra, e non c’entra la politica, ma forse un po’ sì, perché con questi al governo un po’ di paura m’è venuta, ma poi ho pensato che la differenza la facciamo noi. Noi cittadini, noi volontari, noi forze dell’ordine, protezione civile, in questo caso soprattutto medici, infermieri, ricercatori.
Ho visto che questo paese, in quello strato dello stato (bel gioco di parole, eh?) che c’è sempre, a prescindere dagli inaffidabili in politica, ha gente competente, pronta, preparata. Questo è confortante. Purtroppo, invece, nel calcio tutto questo si ferma, financo in un momento come questo.
Mentre un pezzo d’Italia veniva chiuso da un cordone sanitario, mentre una parte di nazione andava nel panico assaltando i supermercati, mentre il campionato veniva dimezzato, in rete i mediocri che la abitano continuavano ad augurare la morte di questo e di quello e su un’autostrada avveniva un agguato in piena regola, tifosi armati contro altri tifosi.
Vi meritate le porte chiuse e pure la quarantena. Come Israele, però: 40 anni a vagare nel deserto. Così imparate.
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!