«Voglio stare coi miei figli». L’addio di Malafeev alla Nazionale russa

Di Emmanuele Michela
28 Agosto 2012
Un anno fa perdeva la moglie in un incidente stradale, ora abbandona la carriera internazionale per stare con la famiglia. È la storia del numero uno dello Zenit San Pietroburgo.

«È stata una decisione difficile quella di interrompere la mia carriera internazionale, sia professionalmente che umanamente. Ma la sola decisione giusta per la mia famiglia». Le parole di Vyacheslav Malafeev gelano il sangue dei tanti appassionati di calcio russi: non tanto per l’addio in sé alla Nazionale (che per un portiere trentatreenne seconda scelta all’Europeo 2012 non è qualcosa di così inatteso), quanto per il motivo che ha portato l’estremo difensore dello Zenit San Pietroburgo a questa decisione.

Malafeev, infatti, più di un anno fa ha perso la moglie Marina, vittima di un incidente stradale: era la mattina del 17 marzo del 2011 e la Bentley della donna usciva di strada scontrandosi contro un cartellone pubblicitario. Quella sera, nel match di Europa League contro il Twente, lo Zenit mandò tra i pali il secondo portiere Zhevnov: troppo grande il dolore per Malafeev, che da allora ha iniziato un anno travagliato, tra i figli da accudire e una carriera calcistica di prestigio.

San Pietroburgo è con lui: qui è nato, qui è cresciuto, qui ha fatto l’esordio con lo Zenit nel ’99, qui ha sempre giocato con la maglia del club ora allenato da Spalletti. È la bandiera a tutti gli effetti della squadra, con cui si è tolto anche la soddisfazione di essere protagonista vincendo due campionati, una Europa League e una Supercoppa Europea. Ma il pensiero dei suoi due figli Ksenia e Maxim, a casa senza una madre ad accudirgli, lo ha portato a dire basta alla sua carriera internazionale. Niente più trasferte in giro per l’Europa, niente più ritiri col neo-ct Fabio Capello, niente più esperienze sportive come Europei o Mondiali: per lui ci sono solo quei due bambini di sei e otto anni, segnati dalla perdita della madre tanto quanto lui.

È un gesto semplice quello di Malafeev, umano e condivisibile, e che ci riporta alla natura semplice e quotidiana del calcio. Un mondo che tante volte ci sembra distante dalla vita reale, popolato da campioni che paiono statue sul piedistallo, miliardari viziati col solo pallino del guadagno. Ma sotto la glassa del calcio-business corre gente normale, alle prese con le gioie e i dolori di tutti. Che sa dire di no alla propria carriera internazionale pur di stare vicino ai propri figli.

@LeleMichela

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