
Viva la legge sulla presunzione di innocenza (sperando non sia un bluff)

La legge sulla presunzione di innocenza è una norma buona e giusta. Come abbiamo già scritto, in un paese “normale” una legge del genere – improntata al buon senso comune – non dovrebbe nemmeno essere messa in discussione. Purtroppo, trent’anni di mani pulite hanno reso il nostro sistema così abituato alla gogna preventiva, alle manette facili e allo sputtanamento perpetuo che anche provvedimenti di buon senso sono fatti passare come “leggi bavaglio”.
Presunzione di innocenza
La legge, recependo il principio della presunzione di innocenza sancito da una direttiva europea del 2016 e a cui il nostro paese era obbligato a conformarsi, prevede che le notizie degli arresti possano essere date solo dalla procura; che le notizie siano tali (cioè si stia parlando effettivamente di reati e non di gossip su quel o quell’altro personaggio); che le comunicazioni avvengano tramite sobri comunicati e con conferenze stampa; che sia messo sempre in chiaro che si sta parlando di indagini e con non sia dato per scontato – prima di un regolare processo – che l’indagato è già colpevole.
È una legge bavaglio?
Insomma, in altri termini: basta show dei magistrati davanti alle telecamere, inchieste con nomi altisonanti, spettacolarizzazione degli arresti, aumma aumma tra cronisti e pm nei corridoi delle procure. Cose sacrosante, si dirà. Ma non Italia.
Per farsi un’idea bastava leggere l’intervista apparsa l’altro giorno su Repubblica al procuratore di Perugia Raffaele Cantone, dove a essere rilevante era l’insistenza della giornalista (Miliana Milella) nel chiedere al magistrato se si trattava di “legge bavaglio”.
«Si tratta di una museruola?», chiedeva Milella. «No», rispondeva Cantone.
«Sia esplicito – riprendeva Milella – è una legge bavaglio?». «No, non lo è», ribatteva di nuovo il procuratore.
Il senso letterale delle affermazioni pare chiaro, no? Indovinate il titolo di Repubblica. Esatto: “Presunzione di innocenza, parla Cantone: ‘La legge non va usata contro la libertà di stampa’”.
Chi ama spifferare lo scoop
Il vero problema, in realtà, come ha rilevato ieri sul Giornale Luca Fazzo, è che la legge rischia di rimanere un pio pensiero, senza alcuna conseguenza pratica. «Chi ama spifferare lo scoop al reporter contiguo continuerà a farlo, perché in 75 anni di repubblica non un solo magistrato è stato condannato per fuga di notizie; e il tributo alla presunzione di innocenza diventerà un vezzo formale, un preambolo di prammatica alle conferenze stampa; esaurito questo fastidio, per la serie “Bruto è un uomo d’onore”, si tornerà a presentare come prove quelle che nessun giudice ha ancora ritenuto tali, e a offrire in pasto all’opinione pubblica semplici indagati».
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!