
Viva l’Olimpiade, viva lo slittino di Zoeggeler che travolge finalmente il gossip su Buffon e Balotelli
La grandezza dell’Olimpiade non sta nello sfarzo della cerimonia inaugurale in cui molte nazioni, come la Russia a Sochi, mostrano i muscoli. Non sta nell’organizzazione (il doppio cesso olimpico è un must) o nella vincita di medaglie che incrementino l’orgoglio nazionale (e noi italiani ne avremmo bisogno, visto come ci trattano; non mi fate dir nulla dei due marò) o nella capacità di far parlare di sé (come i tedeschi e la loro mise imbarazzante).
No, la grandezza dell’Olimpiade sta nell’esaltazione quadriennale che proviamo per sport improbabili, come lo slittino. Ricordo ancora una gita sui monti con la scuola nella mia adolescenza, l’affitto di uno slittino di legno, unica possibilità di divertirsi per chi non aveva gli sghei per imparare a sciare. Era un aggeggio rustico, i più moderni di plastica. Adesso sono mostruosità tecnologiche su cui Zoeggeler e i suoi sodali scendono a velocità siderali. Ai miei tempi, quelli come me, con lo slittino, erano considerati dei paria. E in fondo, anche ora, chi fa lo slittino, per non parlare dello short track, lungo quattro anni è avvolto dal silenzio. Lo sport della neve è lo sci alpino, forse lo sci nordico.
L’Olimpiade trasforma tutte le zucche in carrozze. Per due settimane queste storie contendono l’interesse ai pianti di Balotelli, alle sfuriate di Conte, ai problemi dell’Inter, al gossip su Buffon & D’Amico. Fino a un nuovo oblio.
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