Ucraina. «Salvate Mariupol, salvate la città di Maria»
Mariupol è accerchiata e tagliata fuori dal resto dell’Ucraina dalle truppe russe. I bombardamenti si susseguono senza sosta e molte zone della città sono già state rase al suolo. Ormai manca tutto in città: acqua, elettricità, gas. Perfino dare degna sepoltura alle vittime è un’impresa e le immagini delle fosse comuni, riempite di corpi racchiusi in sacchi di plastica scaricati dai camion, lasciano esterrefatti.
Mariupol sotto i bombardamenti
Il vicesindaco Serhiy Orlov ha parlato alla Bbc di 1.200 morti, ma sui dati non ci sono conferme. Il bombardamento dell’ospedale pediatrico della città ha destato scalpore, creando problemi perfino alla propaganda di Mosca, ma ormai non esiste edificio in città che possa considerarsi sicuro: sono stati colpiti anche il teatro, l’università, i centri commerciali, i palazzi residenziali.
In un videomessaggio del 10 marzo, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, ha denunciato «la carneficina del popolo ucraino»: «Oggi la mia coscienza e la coscienza di ogni cristiano chiede che alziamo la nostra voce in tutto il mondo per dire forte “no”, per dichiarare la propria ferma opposizione a questo massacro».
«La città di Maria oggi è l’inferno»
Parlando di Mariupol, l’arcivescovo Shevchuk ha aggiunto: «Questa città, che è stata fondata dalla comunità greca come la “città di Maria”, è stato trasformata in un cimitero per decine di migliaia di persone. Era dai tempi delle repressioni del nazismo e di Stalin che non vedevamo sepolture di massa in fosse comuni, senza onore, senza preghiere cristiane».
Un sacerdote fuggito da Mariupol, padre Pavlo, ha dichiarato inoltre ad Aid to the Church in Need: «Mariupol è come l’Armageddon. Qui è l’inferno. Dite a tutto il mondo che è una tragedia. L’intera città è stata trasformata in un campo di battaglia. Le bombe cadono dovunque. Si sentono spari ovunque».
La gente, spiega ancora monsignor Shevchuk, «muore di fame, muore di freddo. Dobbiamo subito inviare cibo e medine e aprire corridoi umanitari». Su questo fronte, la via di fuga da Mariupol a Volnovakha è stata ripetutamente bloccata dai combattimenti. Ieri Kiev ha cercato di aprirne un’altra verso Zaporizhzhia, ma non è ancora chiaro se il corridoio ha ottenuto il via libera dell’esercito russo, che ne ha proposti altri verso la regione di Rostov, in Russia, dove si sono già diretti un migliaio di ucraini.
Foto Ansa
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