Sperimentazione animale, appello al ministro Lorenzin. «La scienza non è “cattiva”»

Di Elisabetta Longo
29 Giugno 2015
«Burocrazia e controlli ci fanno perdere tempo prezioso». Intervista a Maria Del Zompo, rettore dell'università di Cagliari

ricerca-scienza-ansa

Il 17 marzo 2015, il rettore dell’università di Cagliari, la professoressa Maria Del Zompo (foto sotto), ha scritto una lettera aperta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin per descrivere lo stallo in cui si trova la sperimentazione scientifica italiana, unico Paese a subire ritardi, a seguito dell’attuazione della direttiva Ue 2010/63. Il 27 aprile la professoressa ha rinnovato il suo appello (clicca qui per scaricarlo), indirizzando un’altra lettera al ministro, questa volta corredata dal sostegno di cento illustri colleghi, tra le varie università italiane e i più importanti istituti di ricerca del nostro Paese. Anche questa volta l’appello è rimasto senza risposta. All’inizio di maggio i ricercatori dell’università di Cagliari si sono riuniti in un convegno sul tema, e hanno espresso ancora una volta le proprie perplessità, sperando di essere ascoltati.
A giugno, la professoressa Del Zompo ha inviato la lettera-appello, firmata da cento ricercatori, ai principali giornali italiani.. Ora il rettore ne parla anche con tempi.it: «Qualche mese fa, alcuni ricercatori mi hanno espresso le loro preoccupazioni, dicendomi letteralmente: “Stiamo morendo”. Non capivo, visto che stiamo portando avanti importanti progetti di ricerca, finanziati a sufficienza. Poi mi hanno spiegato che il problema era il tempo di ricezione delle autorizzazioni ministeriali. Lungo più del doppio rispetto a quanto previsto».

maria del zompoCENTO GIORNI DI ATTESA. Il decreto legge del 4 marzo 2014 (Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici) prevede infatti che l’autorizzazione del progetto di ricerca non può essere superiore ai 40 giorni lavorativi decorrenti dalla data di ricezione della domanda. In Italia invece, in media, servono 100 giorni lavorativi: «Questo significa – spiega Del Zompo – che i ricercatori perdono tempo prezioso. In più rischiamo che i finanziatori possano volere indietro i fondi elargiti, visto il ritardo con il quale potrebbero arrivare i risultati delle ricerche che ci hanno commissionato. Nell’università di Cagliari ci occupiamo principalmente di neuroscienze, con grandi riconoscimenti accademici, e di studiare patologie neurologiche e psichiatriche. Argomenti che vengono trattati in tutta Italia, i Paesi esteri stimano molto i risultati che riusciamo a raggiungere. Con questi ritardi burocratici rischiamo di passare in secondo piano rispetto a tutte le altre nazioni, dove invece la scadenza dei 40 giorni viene rispettata».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI. Un altro snodo centrale della lettera-appello riguarda il ruolo di un veterinario-controllore, esterno alla sede dove si svolge la ricerca, che verifichi il benessere degli animali, come spiegato nell’articolo 24 del ddl 4 marzo 2014: “Il responsabile del progetto di ricerca non può rivestire contemporaneamente il ruolo di responsabile del benessere animale e di veterinario”. Commenta così il rettore Del Zompo: «Il pensiero di base, comune, è che la scienza sia “cattiva”, che il ricercatore non abbia a cuore il benessere degli animali del suo laboratorio, che anzi probabilmente goda a infliggere sofferenza. E che quindi si renda necessario l’intervento di un veterinario esterno, con gli ulteriori ritardi che questo comporta. Se il ricercatore potesse, non farebbe ricorso alla sperimentazione animale, con strumenti altrettanto validi, ma al momento questo non è possibile. Non c’è nessuno strumento da utilizzare che equivalga in termini di sicurezza di risultati. Ricordiamo comunque che nel mondo, e ancor più in Italia, il 99,9 per cento della ricerca animale si svolge su ratti e topi. Malattie come il morbo di Parkinson, il diabete, l’epatite e molti tipi di cancro possono essere curate solo grazie ai risultati ottenuti con la sperimentazione animale, perché l’uso di modelli in vitro non basta. Con tutto il rispetto per gli animali, non si può paragonare la vita dei roditori con il futuro dei nostri figli».
Al rettore e ai cento firmatari non resta che vedere se, almeno stavolta, il ministro Lorenzin fornirà una risposta: «Ho intenzione di parlare del tema alla prossimo incontro della Crui, la conferenza dei rettori italiani. I miei colleghi sono preoccupati quanto me del futuro della ricerca italiana».

Foto ricercatore Ansa

[pubblicita_articolo_piede]

Articoli correlati

1 commento

  1. SUSANNA ROLLI

    Dottoressa del Zompo e colleghi,una cosa avete sbagliato:
    avete sbagliato a nascere in Italia! Vi stupite che nessuno abbia risposto alla vostra lettera?
    Io no…vi toccherà scendere in piazza! Usa così in Italia, e più spaccate più vi rispettano.
    Ditemi se non è così…

I commenti sono chiusi.