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Perché oggi in Qatar-Ecuador bisogna guardare Almoez Ali

Oggi la prima partita del Mondiale. Storia dell'attaccante sudanese naturalizzato qatariota che nel 2019 ha fatto vincere alla sua Nazionale la Coppa d'Asia ed è stato scoperto da un'Academy a metà tra fabbrica del talento e "Amici"

Andrea Romano
20/11/2022 - 6:25
Sport
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Amoez Ali Qatar
Amoez Ali, giocatore del Qatar (foto Ansa)

Il ragazzo in maglia bianca si mette a correre sul prato verde dello Zayed Sports City Stadium di Abu Dhabi. L’indice puntato verso i suoi tifosi, la faccia increspata da un’espressione di stupore, il cuore che tambureggia al centro del petto. Esulta mimando un saluto militare, ma ancora non si è reso conto di quello che è successo davvero. Perché grazie a una sua invenzione il Qatar è passato in vantaggio contro il Giappone nella finale della Coppa d’Asia 2019.

Una rovesciata che cambia la storia del Qatar

È successo tutto in una frazione di secondo. Almoez Ali si è ritrovato al centro dell’area avversaria, con le spalle alla porta, con il petto di Yoshida che premeva contro la sua schiena. Così ha fatto l’unica cosa che gli è venuta in mente. Ha arpionato il cross con il destro e si è alzato il pallone con il sinistro. Poi ha chiuso gli occhi e ha colpito con una rovesciata sporca. La palla si è mossa pigra, ha picchiato contro il terreno, ha ripreso quota, ha impattato contro il palo ed è finita in fondo al sacco.

È un gol che cambia la storia. Di un ragazzo di 23 anni. Di un intero quadrante geopolitico. Perché il Qatar ha appena vinto la sua piccola battaglia. Lo Stato che aveva creato in laboratorio la sua cultura calcistica ha vinto il primo trofeo internazionale con un rotondo 3-1. E niente riesce a raccontare meglio questa parabola come la storia di Almoez Ali.

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L’attaccante nasce in Sudan nel torrido agosto del 1996, ma la sua famiglia decide quasi subito di andare a rincorrere un sogno altrove. Da Khartum a Doha, qualche migliaio di chilometro con la speranza di un’esistenza tranquilla, di una vita felice. A sette anni Almoez Ali gioca già per Al-Mesaimeer, la squadra della sua nuova città, un complesso ai margini della zona industriale di Doha. Insegue un pallone sperando di poter diventare un giorno un giocatore di una classe abbacinante. Solo che lui non imita Ronaldinho, non pensa alla cinetica vellutata di Ronaldo il Fenomeno. I suoi innamoramenti sono più modesti, i suoi vagheggiamenti all’insegna dell’economia. «Volevo diventare come i giocatori del Qatar che guardavo – dice in un’intervista – sognavo di essere come Khalfan Ibrahim, Hassan El Haydous e il capocannoniere Sebastian. La mia ambizione era quella di raggiungere quel livello di risultati».

L’Academy che forma i calciatori del Qatar

Il suo talento è sovradimensionato rispetto a quello dei suoi coetanei. E per lui le cose sono destinate a cambiare in fretta. Gli scout che setacciano tutte le scuole elementari del Paese fanno il suo nome all’Aspire Academy.  È il sogno di ogni bambino qatariota, una realtà a metà strada fra la fabbrica del talento e la scuola di Amici di Maria De Filippi. Chi entra deve applicarsi totalmente allo studio e alla pratica dello sport. Perché prima o poi un potenziale fenomeno dovrà pur capitare a quelle latitudini. Almoez si allena con Raul Gonzalez Blanco, uno che per il Real Madrid è stato qualcosa in più di una leggenda. I due parlano spesso, con lo spagnolo che è particolarmente prodigo di consigli su come attaccare lo spazio e come associarsi ai compagni.

Quando Almoez Ali finisce il suo percorso in molti sono pronti a giurare che sia il giocatore più forte della next gen del Qatar. Non è molto, ma è pur sempre qualcosa. Solo che il ragazzo deve essere testato altrove. La prima tappa è l’Eupen, in Belgio. Ma il ragazzo non gioca neanche una partita. Poi arrivano il Lask in Austria e il Cultural Leonesa, una squadra nella terza serie spagnola che era passata alla storia per una surreale maglia da gioco con uno smoking stampato sopra. Sono tre club particolari, perché sono tutti di di proprietà dell’Aspire Academy. Le cose però non cambiano molto. Almoez scende poco in campo e segna ancora meno.

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A vent’anni è già tempo di tornare a casa, all’Al-Duhail. L’attaccante diventa subito titolare. Non segnerà molto, ma il suo apporto è comunque fondamentale. Mentre il club vince per tre volte il campionato Almoez Ali lancia la sua scalata internazionale. Inizia con la Nazionale Under-23, poi passa in quella maggiore, fino a diventare il miglior cannoniere della storia della squadra con la maglia marrone (42 reti in 85 partite, praticamente uno ogni due partite). Ora dopo aver trascinato il Qatar alla vittoria nella Coppa d’Asia 2019 con 9 gol, Almoez Ali sogna un’altra impresa. D’altra parte lo diceva anche Ennio Flaiano: «Sognatore è un uomo con i piedi ben piantati sulle nuvole».

Tags: calcioMondiali Qatar
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