Portofranco Palermo, avamposto di speranza

Di Giulia Rondello
27 Gennaio 2025
L'esperienza dell'associazione di aiuto gratuito allo studio per gli alunni di scuola superiore nella città siciliana

Nel cuore del centro storico di Palermo, circa un anno fa, è stata aperta al pubblico la “Città delle Illusioni”: un museo interattivo in cui attraverso numerose installazioni ottiche si sperimentano le illusioni elaborate dai cinque sensi e dalla mente nel percepire la realtà. Come nel caso, ad esempio, della sedia di Beuchet in cui, grazie ad una falsa prospettiva, chi si siede sembra minuscolo; oppure come il vaso di Rubin, un’illustrazione in cui si possono distinguere due profili neri su sfondo bianco, oppure un vaso bianco su sfondo nero. Oltre al divertimento garantito, i diversi esperimenti costringono l’osservatore a riflettere: possiamo fidarci della nostra mente? I cinque sensi bastano a comprendere le infinite possibilità del mondo? In ultimo, è possibile conoscere davvero la realtà?

Portofranco Palermo

Il quesito è intrigante e significativo tanto che Portofranco Palermo – associazione di aiuto gratuito allo studio per gli alunni di scuola superiore – ha invitato studenti e professori a scambiarsi gli auguri di Natale visitando la Città delle Illusioni. Uno degli insegnanti ha introdotto la visita con una citazione stimolante: «Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità» (Alexis Carrel) invitando così i presenti ad osservare – primo passo per capire qualsiasi fenomeno – i dettagli e a interrogarsi sulle diverse possibilità nascoste negli esperimenti.

Divertimento e meraviglia non sono mancati. Il pomeriggio è continuato presso il complesso monumentale di San Giovanni degli Eremiti, attiguo al Museo: antichissimo monastero benedettino, divenuto poi moschea sotto il dominio arabo e ritornato nuovamente monastero con l’arrivo dei Normanni in Sicilia. È stato edificante comprendere la storia e il significato del luogo a partire da alcuni “segni” sopravvissuti al tempo: il chiostro, con la sua pianta che ricalca il giardino dell’Eden, oppure le cupole, simbolo dell’integrazione di elementi architettonici arabi nei luoghi di fede cristiana, emblema della composita identità culturale che si generò in Sicilia. Osservare e passare dal segno al significato: ecco il metodo, la strada, per conoscere proposto ai presenti.

Due esperienze

Le due esperienze si sono rivelate entrambe molto coinvolgenti, ma ancora più interessante è stato osservare i partecipanti: i ragazzi e gli adulti erano felici di trascorrere del tempo insieme e di scambiarsi reciprocamente gli auguri.

Diceva Domenico, uno dei volontari: «È stato significativo incontrarci per aver sperimentato, stando insieme, una tangibile familiarità» e aggiungeva Giuseppe, uno dei ragazzi di Portofranco: «Oggi ho passato un pomeriggio veramente bello con alcuni professori con cui studio e con gli altri che ho conosciuto lì, che sono stati molto accoglienti con noi. Ho potuto imparare una nuova visione della cultura grazie alla spiegazione di San Giovanni degli Eremiti».

Visione e cutlura

Oggi, nell’Italia del 2025, è quanto mai raro sentire in bocca ad un giovane le parole “visione” e “cultura”, soprattutto in un momento in cui, sulla base degli ultimi dati Ocse, risulta che il 35 per cento degli italiani non sa comprendere e assimilare un testo scritto o usare le informazioni apprese in un contesto diverso da quello di partenza. Ancora più grande risulta la difficoltà se le informazioni sono di tipo matematico. Ormai l’analfabetismo funzionale è diventato una condizione diffusa, nel Mezzogiorno più che nel resto della penisola.

Alla luce di tutto ciò, luoghi ed esperienze come Portofranco risultano davvero degli avamposti di speranza – parola chiave nell’anno in corso – perché rendono possibili la comunicazione e condivisione di saperi, conoscenze, metodi, insomma, in una parola, della vita anche fra persone di età e generazioni diverse.

È questo, forse, uno dei frutti migliori di Portofranco: offrire una compagnia, un luogo, in cui non si è soli e in cui si possono mettere a fuoco domande, osservazioni, curiosità, difficoltà, errori e così si può iniziare a crescere. E, nell’epoca attuale, questo non è poco: è tanto, per alcuni tutto.

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