
Perché la generazione del babyboom è diventata ostile ai bambini

Tratto da comunitare – Perché in Occidente abbiamo smesso di fare figli? Spesso quando si parla di crisi di natalità in Italia viene sottolineata la crisi economica e l’assenza, nel nostro paese, di politiche familiari adeguate. Il problema però non è solo nostro: secondo gli ultimi dati infatti la Germania, con una situazione economica e sociale migliore della nostra (basta guardare i flussi migratori per rendersene conto), è il paese dove si fanno meno figli al mondo: in media 8,2 nati ogni anno per mille abitanti. Addirittura meno che in Italia (9,3) e in Giappone (8,4). Questo mentre negli USA, secondo il Pew Research Center, la percentuale di persone che considerano ideale una famiglia con quattro o più figli (13%) è quasi tripla rispetto a chi preferisce un bambinio solo o addirittura non fare nessun figlio (5%). Eppure gli Stati Uniti non sono particolarmente famosi per il loro welfare. Sulla natalità come problema culturale riporto l’esperienza di Valentina Unkhoff, cittadina italiana da anni residente in Germania (Colonia), madre di una figlia.
Il problema in Germania è culturale. La generazione del babyboom è diventata Kinderfeindlich, ostile ai bambini. Uscire qui un sabato sera a mangiarsi una pizza portandosi il bimbo dietro significa prepararsi ad almeno una ventina di commenti feroci, di chi dice che i bimbi vanno messi a letto alle 19 e hanno bisogno di silenzio e non di confusione, oppure “pagatevi una baby sitter”. Perché è inconcepibile in Germania OVEST che il bambino stia meglio con papà e mamma il sabato sera.
Sempre in Germania Ovest, era fino a un paio di anni fa semplicemente inconcepibile, che una donna tornasse a lavorare prima del compimento dei 3 anni del bambino. Chi lo ha fatto, come me, viene ancora chiamato Rabenmutter, madre-corvo (=degenere). Prova poi a cercare un appartamento in affitto con bambini, nel paese dove le due parole più usate e apprezzate sono Ruhe (silenzio) e Ordnung (ordine) e tanti auguri.Poi prova a farti un giro a Berlino o Lipsia e vedrai tutti i figli che la Germania fa. Asili nido aperti dalle 6 alle 19, attrezzati pure per neonati, e bimbi accettati ovunque. È l’eredità della DDR, dove le donne erano abituate a lavorare e a essere mamme. Dopo la riunificazione, e grazie all’immigrazione massiccia, le cose stanno lentamente cambiando, ma, appunto, troppo lentamente. La generazione degli anni ’50 ha fatto enormi danni anche qui.
Valentina Unkhoff
Una testimonianza, quella di Valentina, tanto più interessante perché confronta l’effetto sullo stesso popolo di due ideologie diverse. E voi cosa ne pensate?
Foto no kids da Shutterstock
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10 commenti
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La situazione ad ovest mi sembra abbastanza simile a quella italiana di oggi… ossia: i figli sono un lusso privato, non un bene per la collettività. se li fai, paghi (in tutti i sensi) pegno, come se dovessi mantenere una fuoriserie. Questo però porta alla denatalità…
Hai colto. Significa per quanto possibile, nel limite cioè delle possibilità a disposizione, di gestire la propria vita e di non essere a priori in balia di eventi frutto di casualitá o di Dio per chi è credente. Questo non significa come qualcuno sostiene non preoccuparsi dei deboli ossia i figli, anzi significa essere maggiormente responsabili nel momento in cui si vorrebbe far avere loro un futuro anche migliore del proprio costruendo le condizioni perché nascano in un ambiente favorevole. Di fatto le azioni che portano ai risultati migliori sono quelle fatte consapevolmente e responsabilmente dentro una società che mette al centro la persona e di conseguenza i suoi legami famigliari.
Non tirare in ballo Lui. Questa è completamente una questione di demenza umana, arrivata a detestare i vagiti e le campane, segni della vita, e a venerare urla, baccano spacciato per musica e la violenza negli stadi.
Guardi, cara Valentina, condivido in pieno i commenti che lei sente in pizzeria. Perchè se è vero che un bambino sta sicuramente meglio con i genitori, non c’è scritto da nessuna parte che questi debbano per forza passare il sabato sera in pizzeria: prendete la vostra bella pizza, portatevela a casa e mangiatevela serenamente con i vostri pargoletti.
E questo non perchè io creda che faccia male ai bimbi stare in pizzeria il sabato sera, ma piuttosto perchè sono stufo di vedermi pranzi e cene rovinati da orde di marmocchi selvaggi, maleducati e casinisti.
Siamo 7 miliardi, in questo momento le nuove nascite non sono certamente una priorità per la razza umana.
Povero Luca, che le orde di marmocchi gli rovinano tutte le cene in pizzeria! Nuova delibera comunale: i bambini fuori dai locali come i cani (anzi no, i cani sono ammessi ovviamente) cosi’ Luca si puo’ mangiare la sua pizza in santa pace, ecchecavolo!
…perché non prendi tu la pizza e la mangi a casa tua con i tuoi amici, così non disturbi i marmocchi che hanno più spazio per scorrazzare?
quelle orde di marmocchi selvaggi maleducati e casinisti saranno quelli che le pagheranno la pensione quindi si moderi
I bambini fanno casino, voglio stare in pizzeria in pace, ergo i bambini non devono venire al mondo (sottinteso: anche perché siamo troppi al mondo, balla mai vera): complimenti per la logica!
Il welfare è importante sostenere e favorire le coppie con figli … ma oggi come oggi il fattore determinante è quello culturale ossia educativo.
Mi guardo attorno e vedo due (apparentemente) opposte posizioni … i figli sono una disgrazia … oppure il figli sono un diritto.
Dico che la loro opposizione è apparente in quanto sono entrambe figlie della medesima cultura moderna che coniuga nichilismo ed autodeterminazione.
Avere un figlio vuol dire aprire la propria vita ad un fattore esterno che non puoi programmare e definire a priori … vuol dire subordinare la propria vita ad un altro. E’ un atto di sacrificio.
Studi fino a 26-28 anni … impari un mestiere a 32-35 anni … quando pensi di essere “arrivato” la vita te la vuoi godere … vacanze, sport, passioni … cerchi affannosamente di costruirti un castello di carta … chi te lo fa fare di aprire la tua vita ad un elemento destabilizzante.
L’alternativa è invece di chi un figlio lo vuole a tutti i costi (omo o etero, single o sposato non fa differenza). Vuoi un figlio e se la natura non te lo permette vivi questo limite come un giudizio su di te … a cui la moderna tecnologia (ed un certo capitale) possono dare una soluzione … che a breve consentirà di selezionare caratteristiche e predisposizioni genetiche.
Nel primo caso il figlio non è ammesso perché destabilizza il tuo mondo … nel secondo è un diritto sacrosanto in quanto frutto di un tuo progetto.
Una testimonianza, quella di Valentina, tanto più interessante perché confronta l’effetto sullo stesso popolo di due ideologie diverse. E voi cosa ne pensate?
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Io credo che ogni modello culturale ha i suoi aspetti negativi e positivi, luci ed ombre. Probabilmente bisognerebbe avere la capacità di raccogliere gli aspett positivi di entrambe
e culture. Quello che veramente conta è il fatto di venire incontro agli effettivi bisogni delle persone, in questo caso maggiormente delle donne su cui grava l’onere di !mettete al mondo i figli!i, ma piú in generale dei genitori che li accudiscono e li educano, nell’interesse dei minori che ricordo non chiedono mai di venire al mondo. Siamo noi che decidiamo di farli nascere e quindi abbiamo anche la responsabilità di garantire loro le migliori condizioni che siamo in grado di offrire. Al centro delle politiche della natalità ci deve essere la persona, tutte le persone che fanno parte del nucleo famigliare sia adulte che minori. Se vogliamo far nascere piú figli dobbiamo fare in modo che ció sia oltre che agevole anche soprattutto attraente. Se invece ragioniamo con la
logica che fare figli è un dovere sociale, non andiamo lontano perché nessuno spontaneamente sposa la causa a prescindere.