Pazienti in stato vegetativo sorridono, si muovono e sono coscienti
«Pensavamo non capissero nulla poi abbiamo scoperto un mondo». Giovanbattista Guizzetti, primario del centro Don Orione di Bergamo, racconta di quanto scoperto in cinque mesi dopo anni che si occupa di ventiquattro malati ricoverati in stato vegetativo.
Da novembre, infatti, è in atto una sperimentazione che durerà un anno, condotta dall’ingegnere Daniele Salpietro, grazie ai fondi trovati da Guizzetti. L’idea dell’ingegnere è stata quella di usare sui pazienti in stato vegetativo i caschi che normalmente indossano i piloti americani. Questi marchingegni sono dotati di un software capace di leggere gli impulsi neuronali della persona, così, se chi guida sviene, si inserisce subito il pilota automatico. Il casco funziona captando il pensiero e la volontà di chi lo indossa, prima che si traduca in azione.
«La cosa incredibile è che abbiamo fatto delle scoperte pazzesche a costi bassissimi, dato che un casco costa sui 90 euro» spiega Guizzetti. Ma che risposte hanno dato i pazienti? «Abbiamo rilevato che tanti di loro vorrebbero muoversi o rispondere ai nostri comandi, anche se poi fisicamente non ci riescono. Poi, grazie al monitoraggio continuo dei pazienti allettati attraverso le telecamere, abbiamo visto che in momenti in cui noi eravamo assenti i pazienti si muovevano, oppure rispondevano al comando loro impartito a scoppio ritardato, quando noi eravamo già usciti di stanza».
Cristina, invece, non faceva nulla. Solo quando ha capito che i famigliari e i medici hanno compreso che era cosciente, lei ha iniziato a reagire per farsi sentire. Lo stimolo è stato così grande che la donna è riuscita addirittura a parlare al marito Aldo, dopo anni in cui lui nemmeno sapeva se la moglie lo ascoltasse: «Dite ad Aldo che sono felice», ha detto la donna. Colpisce che scoperte del genere avvengano mentre il Parlamento sta per approvare una legge che permette ai sani di scrivere un testamento biologico che dà loro la possibilità di rifiutare in anticipo terapie, cure e in certi casi anche alimentazione e idratazione. «Se queste persone – commenta Guizzetti – avessero firmato un testamento biologico da sani si sarebbero condannate a morte. Chi ti dice che in quello stato, anche se non lo sai, non saresti comunque felice come dimostra Cristina o che si può sorridere alla vita, come ho visto fare a Mario, in un video che lo riprende in stanza da solo?».
Questa scoperta solleva ancora più dubbi nella testa del medico «anche se io continuerei a curarli e a pensare che sia assurdo non farlo, sapessi pure con certezza che alcuni sono totalmete incoscienti: per questo il dubbio sul ddl che si fonda sul principio dell’autodeterminazione assoluta era già presente in me prima di fare queste scoperte».
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