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Papa: «Le sofferenze e le prove non corrodono ma accrescono la nostra speranza, che non delude»

Nella prima omelia del 2013, il Papa esorta l'umanità ad aspirare alla pace, sull'esempio della Madre di Dio che anche negli avvenimenti imprevisti "non si agita, ma riflette con calma e serenità"

Redazione
02/01/2013 - 9:36
Chiesa
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(tratto da Zenit.org) – È la pace il vivo augurio per questo nuovo anno appena iniziato che Benedetto XVI ha espresso nell’omelia per la Messa della Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio e dedicata alla 46esima Giornata Mondiale della Pace. Una pace, quella di cui parla il Santo Padre, che è “vocazione innata dell’uomo”, che “corrisponde al suo desiderio di felicità” e che trova il massimo compimento in Maria, madre di Cristo. Una pace che è come un seme sommerso dai problemi e dalle angosce che marchiano il mondo contemporaneo, ma destinato a germogliare perché radicato nell’animo umano.

Il mondo di oggi – afferma Benedetto XVI – è segnato infatti da «focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato», a cui si aggiungono “diverse forme di terrorismo e di criminalità”. Tuttavia secondo il Papa ciò che davvero conta sono «le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo», che testimoniano «l’innata vocazione dell’umanità alla pace». “L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio” ribadisce il Pontefice; “in ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata”. Il Papa richiama quindi il suo Messaggio per la Giornata della Pace che prende spunto dalle parole di Cristo nel Vangelo di Matteo: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9).

Una beatitudine questa che, come spiega il Papa, indica che «la pace è dono messianico e opera umana ad un tempo… È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato». La pace, quindi, è “il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio e, al tempo stesso, da costruire con ogni sforzo”. Ma “qual è il fondamento, l’origine, la radice di questa pace?” si interroga il Papa, “come possiamo sentire in noi la pace, malgrado i problemi, le oscurità, le angosce?”. La risposta ci viene offerta dalle Letture della liturgia odierna, soprattutto dal Vangelo di Luca, che propongono di contemplare “la pace interiore di Maria”. È Lei, la Madre di Gesù, il modello da seguire. Lei che travolta da tanti avvenimenti imprevisti nei giorni del parto, “non si scompone, non si agita, non è sconvolta da fatti più grandi di lei; semplicemente considera, in silenzio, quanto accade, lo custodisce nella sua memoria e nel suo cuore, riflettendovi con calma e serenità”.

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A questa pace interiore dobbiamo aspirare secondo il Papa, soprattutto “in mezzo agli eventi a volte tumultuosi e confusi della storia, di cui spesso non cogliamo il senso e che ci sconcertano”. Riflettendo ancora sul brano evangelico odierno, Benedetto XVI si sofferma poi sull’importanza del nome di Gesù: “Quel nome che Dio aveva già stabilito prima ancora che il Bambino fosse concepito”. Quel nome che “segna una volta per sempre anche l’identità di Maria” che diventa così «la madre di Gesù», cioè “la madre del Salvatore, del Cristo, del Signore”. Un nome “luminoso” che Dio proietta sul suo popolo all’inizio di ogni nuovo anno e che ci invita a fissare gli occhi sul volto del Verbo che «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». E, come afferma la Sacra Scrittura, proprio “dalla contemplazione del volto di Dio nascono gioia, sicurezza e pace”. “Godere dello splendore del volto di Dio – sottolinea il Santo Padre – vuol dire penetrare nel mistero del suo Nome manifestatoci da Gesù, comprendere qualcosa della sua vita intima e della sua volontà, affinché possiamo vivere secondo il suo disegno di amore sull’umanità”.

È questo il fondamento della nostra pace: “La certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente”. “Lo splendore del volto del Signore su di noi, che ci concede pace, è la manifestazione della sua paternità; il Signore rivolge su di noi il suo volto, si mostra Padre e ci dona pace” afferma in conclusione Benedetto XVI. Forti di questo iniziamo il nuovo anno con fiducia in Dio, nella Vergine Maria, madre di Dio, e in Gesù, Principe della Pace. Certi soprattutto che “niente può togliere ai credenti questa pace, nemmeno le difficoltà e le sofferenze della vita. Infatti – conclude il Santo Padre – le sofferenze, le prove e le oscurità non corrodono, ma accrescono la nostra speranza, una speranza che non delude”.

di Salvatore Cernuzio

Tags: Benedetto XVInuovo anno
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