A New York c’è uno scontro interno al partito democratico e il motivo del contendere sono le charter school. Le scuole gestite da organizzazioni no profit private e finanziate solo in parte dal sistema pubblico contrappongono il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, che le sostiene, al sindaco della grande mela, Bill De Blasio, che vorrebbe chiuderle. De Blasio e Cuomo si sono sfidati a distanza nel corso di due raduni tenuti martedì scorso. Il risultato? Con De Blasio hanno manifestato non più di 1.500 persone, soprattutto sindacalisti, con Cuomo 11 mila, per lo più studenti e genitori. La superiorità della manifestazione in difesa delle scuole “paritarie” newyorkesi e il discorso trascinante di Cuomo è stato tale, che il New York Times ha paragonato la manifestazione dei detrattori delle “scuole del prestito” e di De Blasio a un «pizza party» in confronto al «super bowl».
LIBERTÀ DI SCELTA. «Siamo qui oggi per dirvi che siamo con voi», ha detto Cuomo alla folla, nel suo discorso alla manifestazione contro le politiche statalistiche di De Blasio. «Voi non siete soli. Noi salveremo le scuole charter». Il Governatore non si è limitato alle rassicurazioni, e ha fatto un discorso trascinante: «Nonostante il freddo pungente – fa notare il New York Times – il raduno è avvenuto in un clima di festa, e il signor Cuomo ha sfruttato l’emozione della folla: “Dicono che fa freddo qui fuori”, ha esordito Cuomo. “Ma non mi sento freddo. Mi sento caldo”». Cuomo ha promesso poi di difendere attivamente l’autonomia scolastica e di contrapporsi alle politiche del suo compagno di partito, De Blasio, che vorrebbe togliere i finanziamenti pubblici alle charter school. Per il governatore di New York, infatti, la scuola charter è «salutare per l’istruzione», e lo dimostrano i 70 mila bambini dello Stato che sono nelle liste d’attesa per entrare le scuole alternative a quelle statali. Il governatore ha promesso di garantire alle scuole charter la «capacità finanziaria, lo spazio fisico e il sostegno del governo per prosperare e crescere», perché, ha spiegato, «i genitori meritano di avere la possibilità di scegliere». «Sappiamo che molte scuole pubbliche stanno fallendo», ha detto aggiunto Cuomo, per questo «abbiamo bisogno di nuove idee».
LA CHIUSURE DI DE BLASIO. Il discorso di Cuomo ha gelato l’entusiasmo del novello sindaco di New York, De Blasio. Davanti al presidio organizzato dai sindacalisti a New York, De Blasio aveva promesso di rallentare la crescita delle scuole charter, già dotate, a suo dire, dei soldi necessari per sopravvivere. Dopo il raduno dei pro-charter, De Blasio, ha raddrizzato il tiro, almeno a parole, spiegando di essere stato incompreso dai media e che la sua intenzione non è chiuderle, ma garantire «eguaglianza di trattamento con le scuole pubbliche tradizionali». Insomma: non è vero che vuole rallentare la crescita delle charter, semplicemente non vuole favorirla.
Però, da quando ha assunto la carica, il primo cittadino, democratico e italo-americano come il suo avversario Cuomo, è accusato di aver fatto di tutto per frenare la crescita e fare chiudere le scuole autonome. Uno dei suoi primi atti in carica quest’anno è stato di riassegnare 210 milioni dollari da un fondo originariamente riservato alle scuole charter e altri gruppi senza scopo di lucro. L’ultimo episodio è stato il ritiro da parte degli spazi pubblici concessi a tre scuole gestite da privati dall’amministrazione Bloomberg. Tre scuole che – sottolineano i critici – avevano già assunto presidi e insegnanti ed erano nel bel mezzo del reclutamento di studenti. Certamente è nuovo l’atteggiamento di un sindaco che fino alla settimana scorsa definiva «aberranti» le politiche per le charter del sindaco Bloomberg, spiegando che quel sistema «deve smettere di essere tollerato, permesso, sostenuto».
IL DIBATTITO SULLE CHARTER. Secondo il New York Times, «la decisione di Cuomo di parlare al raduno pro-charter ha portato la questione sulla scena». Cuomo non solo «ha distolto l’attenzione dal raduno di De Blasio, ma ha impostato una battaglia politica». Lo scontro, spiega il quotidiano americano, «potrebbe avere ampie implicazioni nazionali visto che l’efficacia delle scuole charter è oggetto di dibattito in tutti gli Stati Uniti» e che il movimento della scuola charter ha ottenuto «il sostegno di molti esponenti del partito democratico, compreso il presidente Obama».