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Moyes e la maledizione di McGuinness. L’allenatore che perse i capelli per guidare il ManUtd

Emmanuele Michela
29/03/2014 - 1:00
Sport
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«Andrai bene, non ti preoccupare. Ma è meglio che ti metta la cravatta». Doveva ostentare una serietà non sua Wilf McGuinness, per coprire nemmeno 32enne il buco lasciato da Matt Busby sulla panchina del Manchester United. Aveva bisogno di mettersi elegante e autorevole per stare davanti a quelli che fino a poco tempo prima erano stati i suoi compagni, una sfilza di nomi che a dirli in fila non ci credi giocassero tutti assieme: c’era George Best e Brian Kidd, Bobby Charlton e Willie Morgan, Denis Law e Billy Foulkes. Erano una delle formazioni dei Red Devils più forti di sempre, che a un certo punto però aveva dovuto cambiare guida, salutare dopo 24 anni il suo allenatore e guru ispiratore. Busby fu promosso da manager a direttore sportivo, lasciandosi alle spalle una sfilza di titoli coronati dalla Coppa Campioni del ’68. E il passaggio di consegne si sentì eccome, visto che col giovane successore i Red Devils chiuderanno ottavi in campionato, annaspando in una delle stagioni peggiori della storia del club.

L’AEREO CHE VOLERA’ SULLO STADIO. Se alla permanenza di Busby sulla panchina dello United si aggiungono tre anni, si arriva a 27, come le stagioni che ha trascorso Sir Alex Ferguson all’Old Trafford. E se si è in vena di continuare con i precedenti scomodi, come ama fare la stampa britannica, la storia di McGuinness richiama a più riprese quella dei giorni nostri di David Moyes, il tecnico scozzese che da luglio sta tentando di sostituire Fergie, rimediando risultati ben al di sotto della fama del club. Uno che è stato accolto con grande simpatia perché spinto da Ferguson stesso, ma che dopo 8 mesi in panchina dorme già con la valigia pronta. Mai una vittoria nelle gare importanti, lo United non crede più al titolo da ottobre, e i rivali cittadini del City sono avanti 15 punti. Alcuni tifosi dei Red Devils hanno già pronto un velivolo con cui volare sopra lo stadio nelle prossime partite, srotolando il messaggio “MoyesOut”.

MCGUINNESS PERSE I CAPELLI. L’avventura di McGuinness fu un flop clamoroso ed è ricordata come la chiusura più triste di un’epoca d’oro. Charlton era vecchio ormai, Law infortunato, Best nel pieno della sua fase “Beatles” e quindi più vicino ai night club che ai campi di gioco. La squadra che si ritrova Moyes non è nelle stesse condizioni ma vive le stesse pene, e il parallelo ricorda per l’ennesima volta l’assurda sorte che tocca a chi nel calcio arriva dopo i grandi. Pare sia impossibile sostituire chi ha fatto la storia, per quanto sia Ferguson che Busby siano passati da momenti di fatica e travaglio (i primi anni di Fergie non è che siano stati tanto diversi da quelli di Moyes). Troppi i paragoni al modo di allenare e mettere i giocatori in campo, troppi i riferimenti a come faceva le cose lui che vinceva e come le fai tu che perdi, troppi i ricordi di chi, solo pochi mesi prima, si trovava sul tetto del mondo calcistico, fino a quando non sei arrivato tu.
Per McGuinness fu una sfida talmente angosciante che, dopo 18 mesi di incarico, si licenziò: aveva perso i capelli per lo stress, il suo United era talmente messo male che fu lo stesso Busby ad accettare di tornare allenatore fino alla fine dell’anno. Moyes ha più esperienza e per ora non sembra tentennare psicologicamente. Ma la fine della stagione s’avvicina, e l’unico obiettivo che resta è la Champions League. Il trofeo più arduo, la via più stretta per cercare di costruirsi un futuro a Manchester.

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Tags: crisifergusonflopmanchester citymanchester unitedmoyesold trafford
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