«Gioverebbe molto alla maturazione di noi cittadini italiani sospendere questo gioco per due o tre anni». Così il premier Mario Monti dopo gli ultimi avvenimenti del calcio scommesse. Ma il calcio, in Italia, è semplicemente un gioco? «Il calcio non è più solo un gioco da tanto tempo. Da quando, per esempio, alcune società sono quotate in Borsa: a cosa serva poi è tutto da capire». Francesco Caremani è un giornalista sportivo, che segue lo sport dal punto di vista del business economico. «È chiaro che questa ipotesi di Monti – dichiara a tempi.it – se si avverasse sarebbe un boomerang per le casse dello Stato».
Boomerang per le casse dello Stato in tempi di crisi? Si spieghi meglio.
Sono moltissimi i soldi del calcio che vanno allo Stato, e non solo attraverso le tasse e la gestione delle scommesse legali della Matchpoint Sisal. Il sistema calcio in Italia finanzia il Coni e gli altri sport nazionali, nonché il settore giovanile scolastico. Stiamo parlando di 1.100 milioni di euro l’anno all’Erario e 64 milioni di contributo agli altri settori sportivi.
E Monti vuole rinunciare a tutti questi soldi?
Sarebbe assurdo. Ma non dimentichiamoci poi che i club stipulano dei contratti con molti soggetti, che vanno da Sky a Mediaset Premium per i diritti televisivi agli sponsor. Tutti questi contratti non prevedono il calcio scommesse o il governo che sospende i campionati. Quindi, nel momento in cui si interrompe l’attività, si interrompono i ritorni economici, la società si dovrebbero preoccupare di saldare quei contratti che hanno in essere: non si sospenderebbe il calcio, lo si farebbe morire.
Sì, ma per purificare il calcio.
Ma per piacere. Guardando media e giornali, mi accorgo che siamo subissati da spot sulle scommesse. Su internet tantissimi link portano sui siti specializzati, con personaggi più o meno famosi che danno consigli. Il paese, culturalmente, è indirizzato a scommettere e l’azzardo diventa un business. Le cause del calcio scommesse, insomma, sono tante e la verità è che non si può dare addosso solo al cosiddetto “mondo del calcio”, ipotizzando soluzioni improponibili.
Che cosa pensa allora della boutade di Monti?
Sono un pochino indignato: la dichiarazione di Monti alla fine è una resa. È la classica resa all’italiana: o siamo tutti straccioni o siamo tutti moralisti. In un paese normale, chi viola le regole viene punito e viene premiato chi agisce dentro la legge. In Italia no: quando le cose vanno male, si dice, “ok, chiudiamo tutto”. Così si punisce anche chi rispetta le regole da sempre. La resa di Monti sul calcio diventa la resa dell’Italia.