“Ludere causa ludendi”: è il calcio del Queen’s Park. Sarà avversaria dei Rangers?

Se l’incerto futuro dei Rangers può fare i conti per ora con una sola certezza, ovvero il divieto a partecipare alla prossima Premier League scozzese, si apre un’interessante prospettiva qualora i Teddy Bears venissero retrocessi nella più bassa categoria del professionismo caledoniano. Scopriranno solo la prossima settimana in quale serie verranno accettati, ma se dovessero ripartire dalla Third Division allora per i Rangers si riproporrebbe una sfida dal sapore ottocentesco, quella contro il Queen’s Park.

Pochi conoscono questa realtà calcistica, insignita di un nome reale, sacralizzata da una data di fondazione, 1867, che fa di lei il club più antico ancora in circolazione in Scozia, e resa ulteriormente mitica da un motto latineggiante estremamente eloquente: “Ludere causa ludendi”, “giocare per divertirsi”. Parole che possono suonare retoriche, ma che celano in realtà la filosofia di questa squadra, da sempre immune al calcio professionismo. Perché il Queen’s Park è un club amatoriale, l’unico rimasto in tutta la Scottish League: una squadra di gente che gioca senza la pretesa di guadagnare soldi da più di un secolo compete contro club che invece vivono di professionismo.

Del loro nome gli annali di calcio si sono svuotati da tempo. E pensare che quando il pallone in Europa era ancora un bambino nel grembo della madre, in Scozia il Queen’s Park vinceva a mani basse trofei su trofei. 10 sono i primi posti in Scottish Cup (nella graduatoria generale, sono i primi dopo i blasonatissimi Celtic e Rangers), numerose le sfide coi neonati concittadini dell’Old Firm, qualche match inter-britannico anche con i primi club inglesi, in rappresentanza di tutte le terre scozzesi (simboleggiate dai colori delle divise della prima ora, che erano blu, con pantaloncini bianchi e calzettoni rossi, sostituite poi dai classici hoops neri su campo bianco arrivati fino ai nostri giorni). Poi le altalene con le serie minori, le difficoltà a competere con le altre squadre che iniziavano a stanziare soldi per i propri giocatori, fino al 1958, anno dell’ultima stagione nella massima serie scozzese, dove il Queen’s Park non è più riuscito a tornare. Erano gli anni in cui tra gli Spiders giocava un certo Alex Ferguson, uno dei volti più celebri prodotti da questa squadra; da qui prima era passato Ronnie Simpson, poi portiere campione d’Europa col Celtic, mentre anni dopo troverà spazio l’attuale tecnico del Cardiff Malky Mackay, e infine Aiden McGeady, protagonista incolore dell’Irlanda del Trap all’ultimo Europeo.

Ma la storia di questo club è arricchita anche di un’altra stranezza. Giocano nella serie più bassa del calcio scozzese, fanno trasferte in campi fangosi e dalle architetture fatiscenti, ma quando si tratta di ospitare in casa i piccoli club provinciali possono sfoggiare uno degli stadi più belli d’Europa: l’Hampden Park. Sembra un paradosso calcistico, ma quell’impianto d’eccellenza dotato di 52mila posti a sedere si riempie ogni sabato di poche centinaia di tifosi per assistere ai match degli Spiders, che detengono la proprietà di questo tempio del calcio da più di un secolo. Fino agli anni Cinquanta è stata l’arena calcistica più grande al mondo, prima che il Maracanà di Rio lo superasse. Ma quelli erano altri tempi: prima che le varie tragedie costringessero le federazioni a ridurre le capienze dei propri impianti, ad Hampden Park si erano contati anche 97mila spettatori. Era il 1933, era l’anno dei tre replay nel secondo turno di Scottish Cup contro i Rangers, erano gli anni in cui l’“Hampden Park roar” rendeva celebre questo stadio, da sempre casa anche nella nazionale scozzese, che qui viene sempre a giocare, non da padrona ma da ospite chiaramente del Queen’s Park.

Sarebbe una casa da top club europeo, invece è lo stadio di una piccolissima realtà di quartiere, orgogliosamente affezionata al suo modo semplice d’intendere il calcio, tutto passione e divertimento. Per il loro 145 compleanno non potevano desiderare regalo migliore: una stracittadina contro un club di grande fascino, un derby degno della storia del Queen’s Park. Eterna, leggendaria e amatoriale.

@LeleMichela


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