La storia di Daniel Sturridge: dalla meningite alle Olimpiadi in 20 giorni

Sembrava impossibile vederlo in campo solo 20 giorni fa, quando leggevamo di lui e della sua malattia. «Sturridge ha contratto la meningite» titolavano i giornali, squarciando la gioiosa aspettativa di tutta la nazione inglese per i giochi Olimpici con la triste storia di questo ragazzo di 23 anni: l’attaccante del Chelsea attendeva questa manifestazione per poter finalmente giocarsi le sue carte, dopo aver saltato le finali di FA Cup e Champions League col suo club e dopo essere stato lasciato a casa dagli Europei in Polonia e Ucraina.

Sembrava dovesse rinunciare per curarsi. Invece Sturridge ha recuperato in tempi lampo, il tecnico Pearce non gli ha chiuso la porta della squadra in faccia, e finalmente venerdì l’attaccante dei Blues ha potuto stupire tutti: nell’amichevole sfortunata del “Team Gb” contro il Brasile era in campo, dove ha disputato 45 minuti. La partita ha regalato un 2-0 bruciante in favore dei sudamericani, ma la vera notizia è il rientro di Daniel: «Devo ringraziare l’allenatore per essere stato paziente ed aver aspettato che guarissi, e un grazie anche al medico del Chelsea per essere stato con me quando stavo andando incontro a tutto». Su di lui Pearce punta molto: se le sue condizioni parranno rassicuranti anche mercoledì, ultimo giorno per consegnare le convocazioni, Sturridge verrà confermato in rosa, e verosimilmente c’è da attendersi che sia lui ad affiancare Bellamy in attacco nel match d’apertura col Senegal (come peraltro ha rivelato la formazione schierata nell’amichevole contro il Brasile).

È l’inizio di luglio quando Daniel si reca in visita ad una scuola, per incontrare i ragazzi e consegnare alcune medaglie: lì probabilmente contrae il virus della meningite virale. Dopo i primi sintomi, scatta l’emergenza e il ricovero. Nel giro di 72 ore le condizioni del giocatore precipitano in maniera allarmante : «Sono stato messo in quarantena per cinque giorni, e senza gli antibiotici che m’hanno dato in ospedale, non avrei avuto possibilità di arrivare alle Olimpiadi. Mi sono trovato all’improvviso dallo stare in ottime condizioni all’essere malato e debole. Facevo fatica persino a camminare. Pensavo che tutte le mie speranze e i miei sogni di andare alle Olimpiadi fossero tramontati». Poi il lento recupero: per 15 giorni è totalmente fermo, assistito costantemente dai medici: «Non voglio dire che sarei morto, ma se non fossi stato ricoverato così velocemente non avrei potuto essere qui oggi. Quando giochi a calcio ti senti invincibile, non pensi che ti possano accadere queste cose. Senti di gente colpita dalla meningite, ma non pensi mai che potresti essere te».

Finalmente dopo qualche giorno Sturridge lascia l’ospedale: poche ore dopo è già in campo per allenarsi, speranzoso di non perdere il treno per il torneo olimpico. «Ma avevo ancora mal di testa ed ero preoccupato. Pensavo: “Se ci incontreremo il prossimo lunedì, non ci sono possibilità che io sia convocato”. Fortunatamente però, più i giorni passavano più io mi sentivo meglio. Sono felice di come le cose sono andate, ma ho ancora un po’ di paura di non riuscire a recuperare abbastanza in fretta. Le Olimpiadi sono molto di più del calcio, vuol dire essere parte di uno spettacolo immenso. Ho preso questa decisione per essere qui, perché è un’esperienza che capita solo una volta nella vita». Appuntamento a Manchester, giovedì sera, per l’esordio contro il Senegal. In bocca al lupo, Daniel.

@LeleMichela

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