La nuova missione dei giudici giustizieri ora che lo Stato non ha più vertebrazione

Di Lodovico Festa
28 Marzo 2015
Rispetto agli anni Novanta le toghe “amministratrici” sono razionali, lontane da tesi rivoluzionarie. L’amministrazione riguarda per prima cosa l’economia (così i lavori pubblici) e richiede coperture ideologiche

European Heads of States and Governments SummitArticolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Tra ’92 e 2011 (con la coda della Cassazione su Silvio Berlusconi) parte della magistratura ha voluto condizionare la politica. Oggi il nucleo centrale di toghe che ha dato ottime prove di sé in anni recenti contro ’ndrangheta e camorra e ha rapporti stretti con l’Fbi, non pare più preoccuparsi della politica: la sua missione è amministrare in logica imperiale uno Stato senza più vertebrazione.

L’“amministrazione” riguarda per prima cosa l’economia (così i lavori pubblici, ma con il nuovo “falso in bilancio” l’intervento è “generale”) e richiede coperture ideologiche tipo lo slogan “tutta l’Italia è mafia”: dalla Lombardia, a Roma, all’Emilia. Rispetto agli anni Novanta le toghe “amministratrici” sono razionali, lontane da tesi rivoluzionarie. Certo svuotano l’idea di uno Stato con un’anche relativa autonomia: il governo Renzi diventa quasi un portavoce con scelte sulla giustizia (vacanze togate o responsabilità civile) che suscitano le proteste dei “sindacalisti” come Rodolfo Sabelli mentre coprono i consistenti trasferimenti di potere alla magistratura.

E così le superinchieste recenti riguardano più i rapporti tra magistrati che quelli con una politica svuotata. Il caso Montante-Helg è più un’operazione contro i pm – che con i moralizzatori-moralizzati confindustriali avevano rapporti stretti – che un’inchiesta politica: e chi volesse pensare male collegherebbe alla vicenda l’accusa di abuso d’ufficio nei confronti di Antonio Ingroia o la richiesta di trasferimento di Nino Di Matteo. Anche il caso Incalza mi pare riguardi al fondo la successione alla procura di Milano, dove l’ala violantiana ha ormai scarse chance, e l’interdizione alla “sconfitta” Ilda Boccassini a trasferirsi a Firenze.

Restano poi i magistrati eroici che si comportano come se ci fosse ancora uno Stato italiano: così pure le toghe di Md che preferiscono – tra insulti – sui reati berlusconiani la legge piuttosto che arrendersi alla propaganda. Forse però ciò è possibile perché il leader di Forza Italia è considerato fuori gioco.

Foto Ansa

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