La norma antischiaffo

Di Tiziana Della Rocca
18 Febbraio 2017
Nel mondo picchiare e disprezzare il sesso debole resta l’indice del decadere bestiale di una civiltà. Prendete cosa accade in Russia e negli Stati Uniti
epa05739205 London political artist, Kaya Mar takes part in the Women's March in London, Britain, 21 January 2017. Protest rallies were held in over 30 countries around the world in solidarity with the Women's March on Washington in defense of press freedom, women's and human rights following the official inauguration on 20 January of Donald J. Trump as the 45th President of the United States of America in Washington, USA. EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Putin e Trump sono molto diversi, ma qualcosa li unisce, qualcosa di potente che fa tremare i deboli della terra. Un giornalista che forse si è messo in testa di stuzzicare la presunta alleanza, intervista Trump e dà dell’assassino a Putin. Il presidente Usa non lo smentisce, afferma che nemmeno l’America è innocente. Da parte sua il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell reagisce: «Non credo ci sia alcuna equivalenza tra la maniera in cui si comporta la Russia e gli Stati Uniti», dopo aver messo in chiaro che, a suo avviso, Putin è «un ex agente del Kgb e un delinquente», qualcuno da contrastare in ogni modo o comunque da tenere sempre d’occhio più che un partner con cui controllare il mondo. Mai tra due massimi capi di stato si è arrivata a tanta confusione. Prima o poi si dovrà chiarire, o far finta di nulla. Riusciranno Trump e Putin ad allearsi per incrementare il loro potere o si contrasteranno? Intanto da molte parti del pianeta si è cominciato a dire che il macello di morti iracheni e iraniani è stato fortemente voluto dagli americani, ed è la strage più grande degli ultimi trent’anni.

Trump nel frattempo attacca la stampa americana e mondiale, Trump detesta i giornalisti. E la Russia? Anche, ma in modo differente. Penso alle giornaliste russe martirizzate nell’indifferenza del premier che non va ai funerali, che non trova i colpevoli e forse neppure li cerca. Sto parlando di Anna Politkovskaja, c’erano altri modi per silenziarla, modi cattivi ma non sanguinari. Palese il disprezzo di Putin, la sua ostilità, e c’è da chiedersi se sia davvero un uomo senza cuore, un Kgb in azione. Ma tra Putin e Trump c’è un abisso per quel che concerne le donne: Putin non le odia in quanto donne, anzi, se se ne stanno tranquille, le apprezza, se invece lo aggrediscono si inferocisce, così come punisce gli uomini che non gli ubbidiscono; assai differente Trump, gli uomini a lui stanno bene, soprattutto se gli assomigliano in una certa volgarità che rasenta la brutalità; e, contrariamente a Putin, è lui che attacca per primo, non gli uomini ma le donne, le pizzica, le ingiuria, come avvenne nella lunga campagna elettorale. In certe paroline di disprezzo in cui ostenta la sua presunta mascolinità, mostra di sapere come tenerle a bada, come se si dovesse rifare di affronti subiti. Povero di virilità interiore, disarmato dinnanzi all’altro da sé, compensa così la propria inferiorità. Da chi è considerato un pericolo pubblico? In cinquecentomila gli hanno manifestato contro.

Dal canto suo, se offeso, Putin usa la frusta, donne o uomini che siano. In Russia ancora ricordano lo scandalo nel 2012 per le Pussy Riot. Dopo interminabili mesi di detenzione, tre ragazze erano state condannate a due anni di lavori forzati per avere intonato una preghiera punk in una cattedrale i cui versi erano considerati sacrileghi. E in che cattedrale, Cristo Salvatore, il tempio ortodosso di Mosca! Le fanciulle in tribunale erano chiuse in una gabbia d’acciaio, le mani legate dietro la schiena, guardate a vista dai poliziotti e dai cani lupi. Infine, a dare un tocco in più di perversione, era una donna a presiedere la giuria, come a rassicurare che non c’era niente di personale contro le donne. Ma le donne che si asserviscono al potere sono le più feroci.

A cominciare da quelli musulmani
Questo accadeva anni fa, ora in Russia una norma depenalizza il sadismo. In che modo? Non è più reato percuotere qualcuno in famiglia purché non si lascino i segni. Certo sarebbe meglio non farlo – dice benevolo Putin – ma se necessario… Le statistiche dicono che una donna su cinque subisce violenze; e che quasi nessuna sporge denuncia, abbandona il suo persecutore, né rende pubblico l’abuso, come fosse qualcosa di ovvio e in casa poi non riesce a difendersi. D’altronde non è facile visto la disparità di forza fisica, e poi le donne proprio per questa loro costituzione sono naturalmente meno predisposte, a reagire a questo tipo di violenza, andrebbero incoraggiate. La norma, al contrario, non le protegge, e incrementa la disparità tramutandola in un privilegio, in un vantaggio, in un fattore discriminante. Non che le donne siano sempre deboli e disarmate, sottomesse e asservite e non possano essere prevaricatrici o violente…! Ma qui si parla di percosse dove il più forte picchia il più debole e lo umilia rendendolo succube. Persino Stalin aveva equiparato i diritti degli uomini con quelli delle donne, certo erano doveri più che diritti. Putin poi agisce in un momento di relativo benessere e avanzamento culturale in cui le donne dovrebbero essere lodate ed elogiate, onorate e mai picchiate, considerando tra l’altro la nota predisposizione degli uomini russi alla Vodka e il degrado della provincia russa. La verità è che in ogni paese del mondo, a cominciare da quelli musulmani, le donne sono picchiate; ma il picchiare le donne anche con uno schiaffo, è sempre indice del decadere bestiale di una civiltà. Così come l’onorarle è il segno di una rinascita.

Foto Ansa

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