La fiera di tutti i MacGyver del mondo

Di Valeria De Domenico
10 Ottobre 2015
Ecco il movimento dei maker. Gli artigiani 2.0 che smontano, assemblano, saldano e realizzano oggetti sorprendenti in grado di migliorare la vita. E tutto grazie ad Arduino, la scheda elettronica nata in Italia

maker

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Smontano, assemblano, saldano per costruire oggetti a volte utili a volte solo decorativi, ma sempre tecnologici e sorprendenti. Sono gli artigiani 2.0. A Roma dal 16 al 18 ottobre si incontreranno nella colorata e rumorosa Maker Faire Rome, che si annuncia come il più importante evento europeo per il movimento dei makers. Parliamo di individui di tutte le età e formazioni, che fanno capo a community, le quali attraverso il web trascendono i confini nazionali e ignorano qualsiasi barriera linguistica, per poi però frequentare luoghi di incontro fisico come le centinaia di Maker fairs e Mini maker fairs sparse per tutto il globo, i FabLabs (una settantina solo in Italia) e i Makerspaces. Il termine è ormai diventato virale e il movimento è nato informalmente una decina di anni fa; il movimento dei makers raccoglie secondo una definizione ufficiale persone dedite ad «applicare le proprie competenze al miglioramento del mondo fisico, realizzando o cambiando gli oggetti di cui si ha bisogno». “Smanettatori”, così si fanno chiamare gli artigiani di nuova generazione.

Prospettive inattese
Praticamente dei piccoli MacGyver. Sono quelle persone che fin da bambini dimostravano viscerale interesse per tutto quello che si poteva smontare e riassemblare in modo da assolvere a nuove funzioni e risolvere problemi pratici; quelli che, a dieci anni, dovendo rubare la marmellata dalla dispensa, neppure si sognavano di arrampicarsi su una semplice sedia, ma si costruivano un braccio telescopico usando le stringhe delle scarpe, l’ombrello del nonno e due o tre utensili da cucina. A costoro l’evoluzione tecnologica ha aperto, appunto una decina di anni fa, prospettive inattese, creando le condizioni per una vera e propria rivoluzione culturale.

Tra i presupposti fondamentali di questa rivoluzione, l’affermarsi negli ambienti di ricerca e produzione tecnologica dei concetti di open source e open hardware, ovvero la diffusione di piattaforme software, ma anche di dispoistivi fisici “aperti”, le cui specifiche sono pubbliche, quindi riproducibili e modificabili. Concetti capaci di innescare meccanismi di collaborazione, accelerando lo sviluppo delle idee e rendendo la conoscenza sempre più accessibile.

Un’idea di casa nostra
Su questi princìpi si basa quella che si può definire una pietra miliare per il movimento dei makers: Arduino, la scheda di prototipazione elettronica sviluppata in Italia, che merita un moto di orgoglio nazionale e un piccolo approfondimento. Era il 2005 quando un gruppo di giovani dell’Istituto di interaction design di Ivrea, che insieme alla mitica “Casa Blu” progettata da Eduardo Vittoria negli anni Cinquanta aveva ereditato dall’Olivetti la cultura ingegneristica maturata sul territorio, elaborò l’idea di una scheda «grande come un pacchetto di sigarette e poco costosa». Una scheda elettronica che chiunque, anche un bambino, poteva usare seguendo le istruzioni disponibili in rete, per realizzare strumenti e apparecchiature tecnologiche di qualsiasi tipo. La prima Arduino rispondeva a un bisogno concreto e diffuso ed ebbe un successo strepitoso innanzitutto negli Stati Uniti, dove tutt’oggi sono in tantissimi a credere che il nome della board più famosa del mondo sia una storpiatura italiana del termine “hardware” senza sospettare minimamente che il nome deriva da Arduino d’Ivrea primo re d’Italia vissuto a cavallo tra il X e l’XI secolo.

Un impulso fondamentale all’esplosione del movimento dei makers è derivato inoltre dallo sviluppo della stampa 3D, che ha avuto a partire dal 2006 una grossa diffusione grazie al progetto RepRap (Replicating Rapid Prototyper), il quale ha inaugurato l’era delle stampanti che producono da sé la maggior parte dei propri componenti, abbattendo drasticamente i costi.

Un mercato appetitoso
Impossibile non citare, infine, la rivista MAKE Magazine e il suo direttore Dale Dagherty, considerato oggi il guru dei makers, il quale con slogan tipo “America was built by makers!” (l’America è stata costruita dai makers) ha creato una vera dottrina dell’artigianato 2.0.

Arriviamo adesso alla domada chiave del nostro discorso: quali sono le ricadute economiche di questo fenomeno? Inutile dire che i makers hanno creato un mercato appetitoso per le aziende specializzate nella produzione di schede programmabili e di componentistica. Brand come Arduino, Intel, Raspberry e Linino. Ma la cosa ancor più interessante è stato il fiorire, come in una inattesa primavera, di centinaia di startup nate proprio nelle cantine, nei FabLabs e nei dipartimenti universitari. Molti progetti dei makers, proprio perché per definizione tendono a rispondere a bisogni concreti, finiscono, infatti, col risultare interessanti per il mercato e quindi si trasformano in prodotti industrializzabili.

Più o meno a questo punto in tutto il sistema si è innestato il concetto di IoT, acronimo partorito dalla mente di un professore del Mit di Boston, Kevin Ashton, che sta per Internet of Things. Lo IoT è, potremmo dire, la naturale evoluzione dei nostri modelli di vita interconnessa. L’obiettivo è mappare gli oggetti concreti e controllarli tramite la Rete. Questo è oggi realisticamente possibile grazie alla sensoristica evoluta (rilevatori ottici, acustici, di peso, eccetera) e agli attuatori di movimento.

Di sistemi del genere, gironzolando per i coloratissimi stand delle Maker faire, se ne trovano a volontà! Dal braccetto robotico cui, tramite smartphone, puoi ordinare, quando sei ormai in macchina, di richiudere la confezione di salviette umidificate che hai dimenticato aperta dopo aver cambiato il bambino, al sistema per ascoltare sul televisore di casa musica scaricata dalla rete o vedere un film, mentre da un’altra finestra dello stesso smartphone controlli la webcam in garage o invii al tuo medico il tracciato del battito cardiaco rilevato con un orologio da polso nell’arco della giornata. Applicazioni infinite per migliorare la qualità della vita, in fondo. Di più non ci permettiamo di dire. Qualche mal pensante ha insinuato che il ritorno al fai-da-te sia stata in realtà una «triste conseguenza» della crisi economica, che ha indotto la gente ad arrangarsi. Ma gli uomini, da che mondo è mondo, cos’altro sono stati se non inventori? Fucine vive di idee, purché finalizzate a soddisfare i bisogni, primari o secondari che siano.

Oltre il proprio limite
Mi colpiva sentire qualche giorno fa che Arnolfo di Cambio sul finire del XIII secolo progettò la cupola di Santa Maria in Fiore sapendo di non avere i mezzi tecnici per realizzarla. La cattedrale venne su senza cupola fin quando nel Quattrocento nacque Brunelleschi che seppe servirsi delle tecnologie nel frattempo sviluppatesi per costruirla. Ecco cos’è l’uomo! Uno che guarda oltre il proprio limite e il proprio tempo! Uno che ha sempre un progetto un po’ più grande della propria misura ed è tutto proteso a cogliere la novità per poter crescere e realizzarlo.

Ora l’argine è stato infranto. Lo sviluppo tecnologico ha raggiunto un punto di piena, sorprendendo anche chi stava di guardia, come avviene sempre, e ha esondato, bagnando i campi e offrendo alla terra, fertile e in attesa, nuovo humus. Siamo davanti a un “balzo evolutivo”? Perché no? Nessuno scandalo, neppure di fronte al fatto che alla Maker Faire di Roma si terranno laboratori ludici di coding per educare i bambini a pensare secondo la logica della programmazione. Chi dice che non sia questo un modo per aumentare le capacità umane di usare il cervello? È in atto una metamorfosi, non c’è dubbio, ma non ci deve spaventare se siamo certi che la nostra essenza consiste in altro.

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1 commento

  1. Carlo Mocci

    Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir vertute e conoscenza! (Dante) . Questo mi sembra il miglior modo di applicare quanto disse il Sommo Poeta.

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