La Corte suprema britannica ha riconosciuto la validità dei matrimoni celebrati nei luoghi di culto di Scientology, equiparando di fatto la setta a una religione come le altre. Finora i fedeli della setta di Ron Hubbard potevano sposarsi in modo legale nelle proprie sedi, come se fossero autentici luoghi di culto, solo negli Stati Uniti o in Scozia.
DIO NON C’ENTRA CON LA RELIGIONE. A condurre la battaglia legale è stata Louisa Hodkin, alla quale era stato rifiutato il permesso di sposare il fidanzato Alessandro Calcioli in una cappella del culto di Scientology. La donna si era rivolta all’Alta Corte, che però ha ribadito una sentenza del 1970, che stabiliva che Scientology non poteva amministrare i sacramenti in quanto non prevedeva «nessuna venerazione di Dio o di un essere supremo». Ma cinque giudici della Corte suprema hanno ribaltato il verdetto affermando che «la religione non può essere confinata solo all’interno delle fedi che prevedono l’esistenza di una divinità» perché «si tratterebbe di una forma di discriminazione religiosa nella società attuale».
I SEGUACI DELLA SETTA. «Siamo molto felici per questa decisione e molto rallegrati per Louisa e Alessandro», ha detto un portavoce dell’organizzazione. La sentenza potrebbe avere anche altre conseguenze perché, secondo Eric Pickles, ministro per le Comunità locali, ora Scientology potrebbe avere diritto agli sgravi fiscali previsti per i luoghi di culto.
In Gran Bretagna i seguaci di Scientology sono oltre 100 mila stando a quanto dichiara la setta ma solo duemila persone l’hanno pubblicamente dichiarato in occasione del censimento del 2011.