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Il Pride dei bolliti

Di Caterina Giojelli
09 Giugno 2023
Il movimento più adulato dalle élite e coccolato dal marketing frigna per il mancato patrocinio dei governatori contrari all'utero in affitto. Puntando sull'anacronistica narrazione della minoranza oppressa dai “talebani cattolici"
Roma Pride Parade 2022
Roma Pride Parade 2022 (foto Ansa)

Il Pride è bollito. Immaginate un movimento le cui bandiere sventolano come pennacchi sull'elmetto dei vipparoli in ogni salotto, stadio, piazza, tv, consiglio comunale, la pubblicità non passa altro perché “altro” è diventato profanazione dei simboli e delle sue istanze. Un movimento così adulato dalle élite che qualunque città, istituzione o squadretta sportiva su rifiuti di inchinarsi ad essa, sventolare la sua bandiera e gridare i suoi slogan, è deriva ungherese, «l'Ungheria di Orban», «omofobia di Stato», «medioevo», «fascismo» (Alessandro Zan), è «Kirill, Orban, Polonia o Uganda» (Ivan Scalfarotto), «una grave regressione civile e sociale. Siamo davanti a segnali di oscurantismo che imitano il modello ungherese e polacco» (Associazione nazionale Partigiani). Un movimento così radicato che ogni ala dell'establishment ha il dovere di mostrare le sue insegne o dovrà rispondere delle sue scelte.
Il Pride che diventa Queeresistenza
Bene, questo movimento esiste e si chiama...

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