Il Papa va in Benin, paese che ha un cardinale come padre della nazione

Di ANGELA AMBROGETTI
18 Novembre 2011
Benedetto XVI parte per la seconda volta con destinazione Africa. Si recherà in Benin, paese da pochi milioni di abitanti, oasi di pace in mezzo alla guerra, che è stato guidato nella transizione dal colonialismo, al marxismo, fino alla democrazia dalla Chiesa locale

Mentre il mondo è già in attesa dei viaggi in Messico e a Cuba che papa Benedetto XVI ha ancora in cantiere, Ratzinger parte per la seconda volta con destinazione Africa. Questa volta è il Benin ad accoglierlo. Giovanni Paolo II era stato nel paese africano nel 1993, mentre ancora si attuava il passaggio alla democrazia dopo il colonialismo e la fase marxista. Dal 18 al 20 novembre papa Benedetto sarà in una nazione che può essere considerata un modello per l’intero continente. E questo anche grazie alla Chiesa cattolica.

Una chiesa fresca d’annuncio, il cristianesimo è arrivato in Benin solo 150 anni fa grazie ai missionari. E’ una chiesa straordinariamente viva, che ha saputo sempre interpretare un ruolo di primo piano nei momenti più significativi della storia del Paese. Quando nel 2009 Benedetto XVI visitò Camerun e Angola aveva consegnato ai vescovi del continente l’Istrumentum laboris della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009. Ora torna per portare il frutto del Sinodo, l’Esortazione che è anche l’impegno dell’Africa: Africae manus.

Le tappe sono poche ma significative: il Papa parte venerdì 18 novembre e arriva all’Aeroporto Internazionale Bernardin Gantin di Cotonou in circa sei ore di volo. Non è un caso che l’aeroporto sia dedicato a questo cardinale beninese scomparso nel 2008 dopo molti anni di servizio alla Curia Romana. Per il Benin è un vero eroe nazionale. Fu lui ad insistere da Roma perché fosse permesso al suo successore a vescovo di Cotonou, Isidore de Souza, di assumere il ruolo di guida per la conferenza della riconciliazione del paese. Il Papa pregherà sulle tombe di entrambi e anche di tutti gli altri vescovi che hanno fatto tanto per il Paese. Benedetto quindi porterà con sé un ringraziamento per la Chiesa di questo Stato, che è un dono per tutto il continente, e firmerà simbolicamente il documento del Sinodo nella Basilica storica della Regione dell’Africa Occidentale, quella dell’Immacolata Concezione di Maria di Ouidah.

Nel 1993 Giovanni Paolo II si recò nel paese che da poco aveva intrapreso una nuova fase politica. Si usciva dal marxismo per andare verso il capitalismo. Rispondendo ad un giornalista sull’aereo che lo portava a Cotonou nel febbraio del 1993, disse: «Si deve abbandonare il modo di pensare europeo, perché soprattutto il Benin è un Paese africano. Penso che il marxismo fosse una cosa importata e superficiale, che non ha toccato profondamente la struttura nazionale, sociale ed economica. E poi, anche il capitalismo. Certamente una differenza ci deve essere, ma sempre con un riferimento sostanziale, non accidentale, all’Africa, alla mentalità, alla tradizione e alle realtà africane. Vediamo che tutti questi progetti, tutti questi concetti, che escono dalla tradizione occidentale, euro-americana, come anche il marxismo, vengono applicati, imposti alla realtà africana. E’ sbagliato. Penso che in Africa il marxismo sia stato soprattutto un metodo per arrivare al potere e mantenerlo. Ha funzionato fino ad un certo momento ma adesso non funziona più. D’altra parte, neanche si devono imporre troppo presto, troppo rapidamente, brutalmente, i modelli occidentali, democratici. I popoli africani sono democratici, fra le altre cose, e questa democrazia conserva in sé ancora molto forte la realtà tradizionale: famiglia e tribù. E queste non sono cose retrograde, hanno valore ancora oggi. Forse hanno quei valori che noi occidentali abbiamo perduto ed è una vera perdita, non un progresso».

Diciotto anni dopo Benedetto XVI porta in Africa una nuova speranza di pace. La seconda assemblea sinodale per il continente ha messo in luce le difficoltà della pace, ma anche la grande ricchezza spirituale da conservare e riscoprire per un Occidente sempre più secolarizzato. L’Africa è «un polmone spirituale per un’umanità in crisi di speranza e di fede» ha ricordato il Papa. Due saranno i grandi discorsi di Benedetto XVI. Uno alla comunità civile e alle altre religioni nel Palazzo presidenziale sabato mattina, e l’omelia della Messa per la consegna del documento sinodale. In programma tanti incontri, con i bambini, con i malati, con i religiosi in una regione ricca di vocazioni. E all’ arrivo un gesto simbolico: il canto del Te Deum nella cattedrale Notre Dame de Miséricorde di Cotonou, primo momento mariano del viaggio. Sabato 19 novembre si inizia con la visita al presidente della Repubblica e a tutte le autorità del governo beninese. Si svolgerà nel palazzo presidenziale, alla presenza anche dei membri del corpo diplomatico e dei capi delle più importanti religioni. C’è molta attesa per il discorso che Benedetto XVI pronuncerà in questa circostanza. La presenza di personalità politiche delle nazioni africane e non, infatti, darà modo al Pontefice di affrontare una serie di tematiche che, partendo dall’Africa, riguarderanno l’intera comunità internazionale.

Tappa poi a Ouidah, cittadina costiera a 45 chilometri da Cotonou, culla dell’evangelizzazione non solo del Benin ma anche di gran parte della regione africana. E’ la sede del seminario più importate di tutta l’aerea San Gall. Porta il nome del cantone svizzero che ne ha finanziato la costruzione. Il seminario S. Gall fondato nel 1914 è il più antico dell’Africa occidentale e ha accolto studenti del Togo, della Nigeria, della Costa d’Avorio, del Centrafrica, del Congo e del Camerun. Da allora contribuisce alla formazione del clero per l’intera regione. Forma attualmente 142 seminaristi. Qui è sepolto il “padre della nazione” Bernardin Gantin, collaboratore stretto di tre Papi (Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II), nello stesso periodo dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, del quale fu grande amico.

Poi ci sarà la firma dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Africae munus: in francese, in inglese, in portoghese e in italiano. L’attesa è grande. Tra i temi emersi dall’Assise c’è l’impegno politico per il bene comune, ma si tratta di capire quali siano i luoghi e modi della riconciliazione in terra africana e quale il ruolo apostolico oggi della Chiesa. Nel pomeriggio di sabato 19 novembre il Papa visita una parrocchia ed un centro di assistenza ai bambini malati. Un momento specialissimo dedicato a tutti i bimbi d’Africa. E’ un po’ una novità nel corso del pontificato di Benedetto XVI. L’attenzione del Papa ai bambini tocca quindi uno dei punti chiave della storia delle lotte intraprese dagli africani per l’indipendenza e lo sviluppo dei loro paesi. L’auspicio è che la visita possa ridare senso, vigore e misura all’impegno di oggi e invitare gli africani a guardare al domani con più cognizione di causa, con più senso di responsabilità e con maggiore speranza. Previsto anche un incontro con un gruppo di lebbrosi in mattinata nella Cappella del Seminario.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il Benin era nell’elenco dei paesi in cui la lebbra era un problema molto serio. Oggi la lebbra è quasi scomparsa da tutto il territorio del Benin. Lo ha annunciato, il 4 febbraio 2010, il rappresentante dell’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms), Akpa Raphael Gbary, che ha motivato i buoni risultati della lotta contro questa malattia infettiva con la competenza con la quale si sono mossi i dirigenti della politica sanitaria del Benin. Domenica grande celebrazione nello Stade de l’amitiè, a Cotonou con la consegna ufficiale ai rappresentanti della Chiesa africana dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Africae munis al termine della Concelebrazione Eucaristica. Da non dimenticare il logo scelto per questo Viaggio. Il continente africano raffigurato sotto forma di colomba, simbolo della pace, che guarda verso oriente; sullo sfondo azzurro, coloro riferito a Maria Santissima, si staglia, in bianco, il Benin; la croce di colore giallo simboleggia il colore della bandiera pontificia; sui colori della bandiera beninese disposti ad arco, sono scritte le tre parole, in francese: “Riconciliazione, Giustizia, Pace”, che si riferiscono alla prima parte del tema della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi (4 al 25 ottobre 2009): “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.

Ad accompagnare il Papa in Benin ci saranno i cardinali africani. Dal nigeriano  Francis Arinze, presidente emerito della Congregazione per il culto divino, al ghanese Peter A. Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia et Pax, e Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Ci sarà anche Giuseppe Bertello, per anni nunzio in Benin, e Barthélemy Adoukonou, segretario del Pontifico consiglio della cultura beninese. Infine Jean-Marie M. Mupendawatu, segretario del Pontificio consiglio degli operatori sanitari. Il rientro a Roma è previsto per domenica sera, alla fine del 22mo viaggio internazionale di un pontificato che non finisce ancora di sorprenderci.

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