Il fratello di Balotelli va al Gubbio. Difficile faccia peggio di Hugo Maradona

Di Emmanuele Michela
03 Luglio 2012
Da Max Vieri a Digao, da Jordi Crujiff a Gabriele Graziani, una rassegna di alcuni giocatori dal sangue illustre ma dal valore sportivo decisamente più umile.

La notizia che vuole Enock Barwuah, fratello minore di Balotelli, in partenza con il Gubbio (Prima Divisione) per il ritiro estivo, apre una questione che da sempre attanaglia il calcio: i famigliari dei campioni. Bastano i cromosomi per trasmettere il talento sportivo di padre in figlio? È possibile ereditare dai fratelli maggiori l’abilità nello stare in campo, un po’ come quando in famiglia ci si passa la vecchia giacca che va stretta al più grande?

È una domanda che qualche anno fa mi facevo ogni domenica, quando andavo allo stadio per vedere il Lecco, la squadra della mia città: faticavamo in C1 affidandoci ad un tridente che suonava roboante, Vieri-Altobelli-Savoldi. Tutti parenti ahimé, nessuno original. Max era il fratello del più noto Bobo, a Inter e Milan preferiva Ternana e Ancona, e per avere una carriera internazionale dovette sfruttare le sue origini australiane e farsi convocare, senza troppo successo, coi Soceroos. Gli altri due invece erano figli d’arte, transitati in riva al Lario un po’ per caso (specie il figlio di “Spillo”), a confermare i dubbi sull’effettivo valore di quei giocatori che portano sulle spalle un cognome da campione.

Una perplessità che sicuramente hanno da tanti anni ad Ascoli: era il 1987 quando la squadra marchigiana acquistava un nome che più altisonante non poteva essere, Maradona. Chiaramente non arrivò Diego, ma il leggendario fratello Hugo Hernan. Stesso cognome, stessa classe si pensava. Il Napoli convinse i bianconeri ad aprire il portafoglio: la sola differenza, pareva, sta solo nel piede con cui i due tirano, macino per Diego, destro per il fratello. Ma bastarono 9 mesi per ribaltare ogni giudizio: al termine di una stagione incolore, a giugno Hugo fu tagliato e rispedito in Argentina, col curriculum inspessito dalla bellezza di 0 gol in campionato. Sempre al Del Duca anni dopo apprezzeranno i gol di Eddy Baggio, fratello del Divin Codino: la sua esperienza nelle Marche fu invece particolarmente redditizia, nulla a che vedere con quella di Hugo Maradona, e fu arricchita da ben 23 gol in C1. Ma Eddy non è mai riuscito ad andare oltre la Serie B.

[internal_gallery gid=37786]Ma se si parla di fratelli del calcio, come dimenticare i due Inzaghi? Il vizio di fare gol è sempre stata una delle doti di famiglia, seppur nel più giovane Simone si sia facilmente ossidata. Se Pippo ha dato l’addio al calcio tra lacrime e applausi solo pochi mesi fa, il fratello è due anni che ha appeso gli scarpini al chiodo, sebbene in pochi se ne siano accorti. Difficile ricordarsi di lui per quanto messo in mostra in campo, semmai per la storia d’amore con la Marcuzzi. E anche il confronto in cifre parla chiaro: bresaola e pasta al pomodoro sono valsi a Pippo la bellezza di 288 gol, contro i “soli” 90 di Simone, che dalla sua può però vantare il record di essere riuscito a fare 4 reti in una sola partita di Champions League (primato detenuto da pochissimi giocatori).

Ma il nostro campionato ha conosciuto coppie di fratelli spesso molto valide: Filippini, Zenoni, Frey, Lucarelli, Cannavaro… Giocatori che non si sono mai accontentati di veder sbocciare il consanguineo, ma hanno inseguito e ottenuto loro stessi il successo. Non è quanto è capitato però, ad esempio, a casa Burdisso: il fratello di Nicolas, Guillermo, è durato solo una stagione in giallorosso, con due brevi apparizioni nella difesa di Ranieri. Indimenticabile è poi il grandissimo Digao, fratello di Kakà, che Riccardino fece di tutto per averselo vicino a Milano: la bellezza di 2 presenze fu tutto ciò che questo oggetto misterioso seppe regalare a San Siro, per poi partire per una lunga peregrinazione di prestiti (Standard Liegi, Lecce, Crotone, Penafiel). Da vedere è poi Nicolas Cambiasso, il portiere dell’All Boys e fratello del centrocampista nerazzurro: i lineamenti del volto sono identici, diversa è invece la capigliatura, e la dove Esteban deve fare i conti con una precoce calvizie, Nicolas può sfoggare una lunga chioma castana.

Se vogliamo aprire poi la categoria dei figli d’arte, potremmo iniziare con una sfilza di cognomi eterna: da Jordi Cruijff, figlio del grandissimo Johan, a Kasper Schmeichel, portiere del Leicester mai capace di esprimersi ai livelli del padre Peter. Da Gabriele Graziani, erede del grande Ciccio, a Diego Sinagra: è il figlio di Maradona, uno che per emulare il padre tentò anche la carriera nel reality-show “Campioni”, e ora gioca nell’Eccellenza campana. Per Enock Barwuah tanti precedenti scomodi, ma anche una consolazione: peggio di alcuni di questi è davvero difficile fare.

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