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Il Consiglio d’Europa non ha capito niente del ddl Zan

Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, critica l'Italia perché non approva il ddl Zan e così discrimina le persone Lgbt. Ovviamente la legge non l'ha neanche letta

Leone Grotti
20/08/2021 - 1:00
Esteri
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Una donna protesta in Turchia contro il governo di Erdogan

Il Consiglio d’Europa ha messo l’Italia nella lista dei cattivi. In un lungo e prolisso comunicato in occasione del World Pride 2021, che si terrà sabato a Copenaghen, la commissaria per i diritti umani Dunja Mijatovic lamenta che «sempre più paesi europei, politici e funzionari pubblici prendono di mira senza vergogna lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (Lgbti)». Dietro la lavagna è finita pure l’Italia.

Ma dov’è tutto questo odio?

Com’è possibile che anche il nostro paese sia finito tra quelli che non rispettano i diritti delle persone Lgbt e anzi le prendono di mira? Stando ai dati ufficiali dell’Oscad, l’Osservatorio del ministero dell’interno in cui affluiscono i dati di polizia e carabinieri, in Italia non c’è alcun allarme omofobia. Tra il 2011 e il 2019 sono stati segnalati appena 316 casi. Come notava Libero, «le sole profanazioni di tombe per odio razziale e religioso, in Italia, risultano essere quattro volte di più (146 all’anno)». Non solo, dal 2013 al 2020 «ci sono state 126.513 denunce e chiamate ai vari centri antiviolenza italiani: l’89 per cento riguardava donne, il 10 per cento uomini e l’1 per cento casi di omotransfobia».

Speriamo che quell’1 per cento diventi presto 0 per cento e che quei 316 casi in otto anni spariscano quanto prima, in ogni caso la situazione in Italia non appare affatto drammatica. Ma per la commissaria del Consiglio d’Europa, basta poco per discriminare le persone Lgbt: chi non approva i matrimoni gay e le adozioni per le coppie omosessuali è già da cartellino rosso. E chi ha una visione «tradizionale della famiglia» è bollato da Mijatovic come appartenente ai «potenti movimenti anti-gender».

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Se i termini della questione sono questi, si capisce perché anche l’Italia è finita nell’elenco dei paesi discriminatori e perché il nostro paese si è meritato questo lungo passaggio del comunicato, riguardante ovviamente il ddl Zan:

«Per esempio, in Italia una legge che garantisce che l’orientamento sessuale e l’identità di genere siano menzionati insieme ad altre motivazioni in una legge che proibisce l’incitamento all’odio e i crimini d’odio, è bloccata da mesi. Chi si oppone argomenta che questa mossa minaccia la libertà di espressione e la libertà di pensiero. Ma, come chiaramente stabilito dalla Corte europea dei diritti umani, l’incitamento all’odio contro le persone Lgbti non è protetto dalla libertà di espressione, così come non è protetto dalla libertà di pensiero».

Tre ragioni per opporsi al ddl Zan

Dunja Mijatovic ha scoperto l’acqua calda, ma farebbe bene a leggere il testo della legge prima di lanciare reprimende e sferrare accuse. Il problema del ddl Zan, come abbiamo ripetuto allo sfinimento, soprattutto qui e qui, non riguarda il fatto che punisca insulti e aggressioni contro omosessuali e transessuali (per quanto questi reati siano già sanzionati dal codice penale).

Il ddl Zan, repetita iuvant, è problematico soprattutto per tre motivi: a) l’articolo 1 sull’identità di genere, come notato dal docente di Bioetica presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Milano, Alberto Frigerio, «è funzionale a veicolare la visione antropologica promossa dalla gender theory, che denaturalizza la sessualità umana e la riduce a mera costruzione culturale, sostenendo che il dato biologico non avrebbe nulla a che fare con ciò che ci si sente di essere, si prova e si fa»;
b) gli articoli 2, 3 e 4 non tutelano chi esprime giudizi sul genere e sull’orientamento sessuale per motivi metafisici e morali, anziché per motivi d’odio. Anzi, dà in pasto queste persone all’arbitrarietà dei giudici;
c) l’articolo 7 introduce l’obbligo per le scuole di celebrare la Giornata nazionale contro l’omolesbobitransfobia, a prescindere dal consenso dei genitori (che invece è richiesto per la partecipazione all’ora di religione). Così facendo, il legislatore sancisce il primato dello Stato sulla famiglia e sulla società nell’educazione dei figli, come un perfetto Stato etico. Oltretutto, non escludendo dall’obbligo le scuole cattoliche viola un trattato internazionale, cioè il Concordato con la Chiesa cattolica.

Mijatovic legga le leggi prima di criticare

La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ovviamente, non ha neanche letto il testo della legge. Ma se l’avesse fatto, avrebbe capito perché tanti politici ed esponenti della società civile, anche progressisti, anche appartenenti al mondo Lgbt, hanno criticato la legge rendendo più facile il compito dei partiti di centrodestra e non solo di fermarla in Parlamento. Ma forse per Mijatovic anche la democrazia è un crimine e discrimina le persone Lgbt.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: consiglio d'europaddl Zangaylgbt
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